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Ipertensione: quasi 1 italiano su 2 a rischio. Dati ISS allarmano, OMS punta al -33 per cento

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La Redazione
Pubblicato il: 16/05/2025

Professione e lavoroStudi e analisi

 

L'ipertensione arteriosa – la pressione elevata esercitata contro le pareti delle arterie - rappresenta una delle principali cause di morte prematura e disabilità nel mondo, aumentando significativamente il rischio di infarto, ictus, insufficienza renale, demenza e cecità.

Il 17 maggio, istituita per migliorare la consapevolezza e contrastare questa condizione, che colpisce circa 1 adulto su 3 a livello globale, ricorre la giornata mondiale contro l’ipertensione.

l’Italian Health Examination Survey – Progetto CUORE dell’Iss

Si parla di pressione elevata quando misurazioni effettuate su entrambe le braccia, più volte consecutivamente e in giorni differenti, danno valori di pressione arteriosa superiori o uguali a 140 mmHg per la pressione sistolica (massima) e/o a 90 mmHg per la pressione diastolica (minima). In Italia, il Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità (Iss) conduce periodicamente l’Italian Health Examination Survey (HES) – Progetto CUORE, l’indagine che prevede l’esame di campioni di popolazione generale di età compresa tra i 35 e i 74 anni per monitorare lo stato di salute della popolazione.

 I dati preliminari della Italian Health Examination Survey

“I dati preliminari dell’indagine Italian Health Examination Survey – Progetto CUORE in corso mostrano, nei campioni esaminati nel 2023 e 2024, una prevalenza di pressione arteriosa elevata pari al 37% negli uomini e al 23% nelle donne, e se si considerano le persone con pressione arteriosa elevata e/o in trattamento farmacologico specifico, ovvero le persone definite ipertese, si arriva ad una prevalenza del 49% negli uomini e 39% nelle donne. Il valore medio della pressione sistolica è risultato pari a 134 mmHg negli uomini e a 126 mmHg nelle donne e il valore medio della pressione diastolica pari a 80 mmHg negli uomini e a 75 mmHg nelle donne”, dicono Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco, ricercatori del Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Iss.

“Tra le persone risultate ipertese durante l’indagine – aggiungono - circa un terzo non era consapevole di poter avere problemi di controllo della pressione arteriosa”.

HES 2018/2019: una riduzione significativa della pressione arteriosa sistolica e diastolica in uomini e donne

Nel 2018/2019 rispetto alle indagini precedenti del 1998/2002 e del 2008/2012, è stata osservata una riduzione significativa della pressione arteriosa sistolica e diastolica sia negli uomini (1998/2002: 136/86 mmHg; 2008/2012: 132/84 mmHg; e 2018/2019: 132/78 mmHg) che nelle donne (132/82 mmHg, 126/78 mmHg e 122/73 mmHg, rispettivamente), della prevalenza di pressione arteriosa elevata (definita come pressione arteriosa sistolica>=140 mmHg o pressione arteriosa diastolica>=90 mmHg) (50%, 40% e 30% negli uomini e 39%, 25% e 16% nelle donne, rispettivamente), e di ipertensione, definita come pressione arteriosa elevata e/o uso di trattamento farmacologico specifico (54%, 49% e 44% negli uomini e 45%, 35% e 32% nelle donne, rispettivamente nelle 3 indagini). Queste tendenze temporali sono state riscontrate anche considerando i dati scorporati per classi di età e livelli di istruzione.

 

I piani dell’OMS: riduzione relativa della prevalenza del 33% entro il 2030

“Per contrastare la mortalità globale dovuta alle malattie non trasmissibili, durante la 66ª Assemblea mondiale della sanità del 2013 -  ricordano Palmieri e Donfrancesco - gli Stati membri hanno elaborato un Piano d'azione globale definendo obiettivi globali che includono il raggiungimento di una riduzione relativa del 25% della prevalenza di pressione arteriosa elevata o il contenimento della prevalenza di pressione arteriosa elevata, in base alle circostanze nazionali, entro il 2025, proponendo di raggiungere una riduzione relativa del 33% entro il 2030, utilizzando il 2010 come base di riferimento”.   

L’ipertensione e i comportamenti: le indicazioni OMS sugli stili di vita

Gli elementi che contribuiscono all'aumento della pressione arteriosa sono molti ma i principali sembrano essere fattori di rischio comportamentali legati allo stile di vita, come una dieta di scarsa qualità, ricca di sodio e povera di potassio, sovrappeso e obesità, consumo di alcol, uso di tabacco, inattività fisica e l'esposizione a stress persistente.  L’adozione di uno stile di vita salutare può contribuire a prevenire l’insorgenza dell’ipertensione arteriosa e a gestire i livelli di pressione arteriosa nelle persone che sono in condizione di ipertensione.

“A questo proposito – riprendono Palmieri e Donfrancesco - L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce i seguenti stili di vita da adottare”:

•       Consumare più frutta e verdura

•       Limitare il consumo di sale mentre si cucina e scegliere cibi non troppo salati (cercare di rimanere sotto i 5 grammi al giorno di consumo di sale, che equivalgono a un cucchiaino da thè)

•       Stare meno seduti

•       Essere più attivi fisicamente, per esempio camminare, correre, nuotare, ballare o praticare attività di rinforzo muscolare

•       Fare almeno 150 minuti a settimana di attività aerobica di intensità moderata o 75 minuti a settimana di attività aerobica intensa.

•       Fare esercizi per aumentare la forza 2 o più giorni a settimana

•       Perdere peso se si è in sovrappeso o obesi.

•       Assumere i farmaci secondo le prescrizioni del medico

•       Rispettare gli appuntamenti con il medico