Un'infermiera tra gli indagati per donna morta nell'ambulatorio abusivo
Potrebbe esserci anche un’infermiera tra gli indagati per la morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni, originaria dell’Ecuador, deceduta domenica scorsa al Policlinico Umberto I di Roma, dopo un intervento di liposuzione effettuato in uno studio medico privo di autorizzazioni sanitarie.
Una tragedia che solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza e la legalità negli interventi di medicina estetica.
L’operazione si è svolta in un appartamento trasformato in ambulatorio, in via Franco Roncati 6, nella zona di Torrevecchia, dove la donna si è sentita male durante l’intervento. Secondo le indagini, il titolare dello studio, il chirurgo plastico peruviano Jose Lizarraga Picciotti, 65 anni, avrebbe operato senza le necessarie autorizzazioni regionali, scadute da oltre dieci anni. Non solo: il medico ha precedenti penali per lesioni colpose in seguito a interventi chirurgici eseguiti nel 2006 e nel 2018.
Le prime manovre di rianimazione sarebbero state tentate all’interno dello studio, senza chiamare immediatamente il 118. Solo dopo ore, sarebbe stata contattata un’ambulanza privata con medico a bordo, che ha trasportato Ana Sergia in condizioni disperate al pronto soccorso, dove è deceduta poco dopo. L’autopsia, disposta dal pm Sergio Colaiocco, dovrà chiarire le cause esatte del decesso.
Oltre al chirurgo, sono indagati per omicidio colposo anche un anestesista e sembrerebbe, anche un’infermiera che erano presenti durante l’intervento. La squadra mobile di Roma e il distretto di polizia di Primavalle stanno conducendo le indagini, mentre l’appartamento è stato posto sotto sequestro.
Una vicenda drammatica che riporta sotto i riflettori il problema degli studi medici estetici abusivi e della necessità di controlli più severi. La mancanza di autorizzazioni, l’assenza di attrezzature di primo soccorso adeguate e i ritardi nei soccorsi possono trasformare un intervento apparentemente semplice in una tragedia e dispiace che un’infermiera (ove la notizia fosse accertata) possa dare la propria disponibilità ad operare in condizioni di tale illegalità.
Se c’è una professione al giorno d’oggi che non ha bisogno di faticare per trovare un lavoro ed occasioni lecite di incremento delle proprie entrate, è proprio quella infermieristica. Tuttavia, posta la confusione che anche i media fanno spesso tra professione infermieristica ed altre ausiliarie, fino a quando le autorità non forniranno le generalità e la qualifica professionale della persona indagata, non possiamo affermare con certezza che si tratti di un’infermiera.
Andrea Tirotto