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Relazione AlmaLaurea: gli infermieri guadagnano poco, meno se donne e al sud

E' stata presentata lo scorso 11 febbraio la nuova indagine di AlmaLaurea sulle professioni sanitarie. Ricordiamo che AlmaLaurea è “un Consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che rappresenta 76 Atenei e circa il 90% dei laureati complessivamente usciti, ogni anno, dal sistema universitario italiano” che tra l'altro produce relazioni periodiche sull'andamento dell'occupazione dei laureati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Un termometro importante quindi che realizza una fotografia molto precisa e dettagliata di quanto sia spendibile il proprio titolo di studio nel mondo del lavoro che quest'anno ha posto particolare attenzione anche sul livello della retribuzione.

I dati fanno riferimento ai “laureati nel 2018, contattati nel 2019 a un anno dal conseguimento del titolo” nelle 22 professioni sanitarie. La prima ed importante informazione che balza all'occhio è che ancora una volta, le lauree nelle professioni sanitarie sono quelle che sboccano in un impiego molto rapidamente e nel caso di infermieristica, la quota supera il 90% insieme a tecniche audio protesiche e igiene dentale.

Studiare in infermieristica sembrerebbe rappresentare quindi un ottimo investimento e i tragici fatti legati alla pandemia lo hanno purtroppo dimostrato. Certo non avevamo bisogno di una tragedia mondiale per scoprire che in Italia vi era una carenza di infermieri antica, ormai strutturale e di numeri che fanno impallidire. Le maglie amministrative hanno dovuto allargarsi per poter far fronte all'emergenza sanitaria ma nonostante questo, la carenza non è stata assolutamente colmata e l'ha resa ancora più evidente e drammatica. In ragione di questo ci sarà da spettarsi dati ancora migliori l'anno prossimo, considerato che i neolaureati sono stati tutti inseriti negli organici con varie formule (lavoro interinale, riapertura graduatorie) due secondi dopo aver preso la laurea e un secondo dopo essere iscritti agli ordini professionali con procedure d'urgenza apposite.

 

AlmaLaurea ha poi preso in considerazione i livelli retributivi divisi per sesso e ripartizione geografica dimostrando differenze degne di nota.

Infatti, la retribuzione media si è attestata su un valore medio netto mensile di 1,313 euro “che segna un + 3,7%” che se da una parte rappresenta un segnale positivo, dall'altra ricorda come la perdita di retribuzione nell'epoca della crisi (2008 – 2014) sia ancora lontana dall'essere recuperata. Il valore medio dei professionisti infermieri si attesta intorno ai 1.390 euro. Ad ogni modo, spicca la retribuzione media degli igienisti dentali che in questa rilevazione arriva alla ragguardevole cifra di 1.608 euro.

Una retribuzione che gli infermieri forse non vedranno mai e che apre un fronte di discussione davvero importante rispetto al reale valore della responsabilità in carico alle due professioni.

Non sorprende che le donne prevalgano in modo consistente nella quasi totalità delle 22 professioni sanitarie ma sorprende in maniera clamorosa come comunque, fuori da un contratto di riferimento, guadagnino sempre meno degli uomini; sempre nel settore privato emerge una maggiore retribuzione nelle regioni del nord e “un vantaggio medio stimato di 92 euro” per chi è inquadrato nel pubblico impiego.

La lettura del report restituisce almeno due copie della stessa fotografia, una a colori che dimostra come i professionisti infermieri siano particolarmente ricercati (attualmente le aziende se li contendono senza esclusione di colpi) e una in bianco e nero che palesa come ci sia ancora molto da discutere e da fare in termini di pari opportunità e giusta retribuzione.

Perché a questo punto c'è proprio da chiedersi se impegnarsi tre anni per ottenere la laurea di infermiere e guadagnare cifre che a fine carriera si discostano di qualche centinaia di euro rispetto a quelle previste nel primo impiego, valga la pena. Dapprima perché bisogna dire chiaro che fare l'infermiere è qualcosa che bisogna fortemente volere avendo la piena coscienza di ciò che significa esserlo e avere altrettanta piena consapevolezza poi di cosa voglia dire esercitare questa professione nelle condizioni attuali, in Italia, con i retaggi culturali di cui ancora non si riesce a liberarsi, accerchiati da responsabilità, rischi e richieste che probabilmente non ne rispecchiano il valore retributivo.

 

Andrea Tirotto

 

L'indagine AlmaLaurea