1 infermiere per 27 pazienti. Sanità pordenonese drammatica: Nursind dichiara stato agitazione
E’ stato dichiarato lo stato di agitazione del personale del comparto sanità: Cgil, Uil e Nursind hanno chiesto un incontro di conciliazione e “raffreddamento” ad Asfo e, in caso di mancato accordo, si riservano ulteriori iniziative. Le sigle hanno scritto a Prefetto e Azienda sanitaria.
«Intendiamo far emergere le gravi e importanti problematiche lavorative e organizzative del personale – spiegano le sigle sindacali -. Se siamo giunti a questo punto, ovvero a presentare una lettera ad Asfo e Prefettura, è perché ci vediamo costretti a farlo. Abbiamo percorso tutte le vie istituzionali, di dialogo e incontro con i vertici aziendali, ma non abbiamo ottenuto risposte».
«Entrando nel merito Asfo, dopo la prima, seconda, terza ondata della pandemia e ora nella quarta, non ha fatto nulla in merito all’istituzione di reparti e percorsi di malattie infettive Covid -19, pur sapendo che ci sarebbe stata l’ennesima ondata – proseguono -. In primavera, dopo la terza fase di emergenza, non è stato assunto personale a sufficienza dal concorso, nonostante la presenza di leggi che permettono la deroga sulle assunzioni. Adesso il personale a tempo determinato è stato rinnovato sino a dicembre anziché per un anno e il piano assunzione è insufficiente per le esigenze aziendali».
Questa carenza ha comportato la chiusura di 4 sale operatorie di Pordenone, la conversione delle medicine di Pordenone in Covid-19, della chirurgia della mano in reparto di quarantena e l'ortopedia di Pordenone si occupa soltanto della traumatologia, riducendo ai minimi termini i servizi erogati e potendo solamente mantenere prestazioni di urgenza e oncologiche, provocando in alcuni ambiti interruzione di pubblico servizio. Stessa situazione per i servizi domiciliari, ridotti in un momento in cui l’Rsa di Maniago è mutata in reparto Covid, limitando ulteriormente l’assistenza territoriale ai cittadini.
«Andando ad analizzare la dotazione organica nei reparti non Covid, quando va bene, vi è una media di un infermiere ogni dodici pazienti nel turno diurno (mattina e pomeriggio), che si abbassa drasticamente nel turno notturno – sottolineano i sindacati -. Nella medicina di San Vito al Tagliamento, per esempio, la proporzione nel turno della mattina e del pomeriggio è di 18 pazienti per un infermiere e di notte è di 27. In un reparto Covid come la pneumologia, abbiamo la presenza di quattro infermieri nei turni di mattina e pomeriggio e tre nel turno di notte, per quanto attiene agli operatori sociosanitari la presenza è di tre nel turno della mattina, due nel pomeriggio e uno di notte. Questo organico per un reparto di malattie infettive semintensiva, con una presenza media di 26 pazienti di cui 8 ventilati ad alta complessità assistenziale. Per i pazienti semintensivi la proporzione deve essere di un infermiere ogni due pazienti per turno. Il numero degli operatori sociosanitari risulta insufficiente per le attività quotidiane, in special modo nel turno pomeridiano, dove la proporzione ottimale sarebbe una coppia ogni sei pazienti. I numeri appena descritti quindi devono essere raddoppiati, almeno per dar modo di effettuare percorsi sporco/pulito per ridurre il rischio di diffusione del virus».
La carenza di personale ha comportato “la mobilità selvaggia” da altri reparti e servizi senza visita preventiva con medico competente.
Da ricordare lo studio Rn4cast che dimostrò, in modo inequivocabile, quanto la carenza infermieristica influenzi negativamente i sistemi sanitari e contribuisca a un aumento generale dei costi. In particolare, fu evidenziata l’associazione tra il numero appropriato medio d’infermieri in organico (1 inf./6 paz.) e la significativa riduzione della mortalità (-30%) e, più in generale, il raggiungimento di esiti migliori per i pazienti (Aiken & Sloane et al. 2014).
«Infine, l’avviso pubblico per la formulazione di graduatoria da utilizzare per le assunzioni a tempo determinato per infermiere con scadenza al 10 dicembre 2021 non sarà utilizzabile sino a febbraio – concludono -. La direzione generale, durante la pandemia non ha saputo dare risposte concrete alle varie questioni poste. Tutte le realtà lavorative dell'azienda stanno riscontrando criticità dovute alla carenza cronica di personale che ormai è diventata insopportabile ed insostenibile, carenze organizzative, mancata governance, che abbiamo provveduto a segnalare più volte. Nonostante gli incontri con la dirigenza aziendale, allo stato attuale nulla è stato realmente fatto per permettere ad ogni operatore di svolgere adeguatamente il proprio ruolo, anzi con il tempo si sono evidenziate diverse incongruenze e mancanze che, a nostro avviso, non permettono di lavorare in sicurezza e di garantire il minimo grado di qualità di servizio alla cittadinanza. Giunti a questo punto, segnaliamo tali criticità, auspicando una definitiva risoluzione che permetta di lavorare in sicurezza sia per il personale che per i degenti».
Le forze sociali chiedono in primis il rinnovo per almeno un anno del personale a tempo determinato in scadenza il 30 dicembre 2021. Per far fronte alle necessità dettate dalla pandemia, il ripristino delle attività ordinarie, l’assunzione di 80 infermieri e 50 operatori sociosanitari a tempo indeterminato. Infine la revisione del fabbisogno aziendale del personale.