Iscriviti alla newsletter

Se a lavoro fa troppo caldo posso rifiutarmi di lavorare? Cos’è lo stress termico

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 30/06/2022

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

La sentenza della Cassazione è quella del 2015, quando gli ermellini, avevano ritenuto legittimo il rifiuto di continuare a lavorare, di alcuni dipendenti che si erano astenuti dalla prestazione lavorativa, a causa di un ambiente troppo freddo. Pertanto i lavoratori avevano il diritto ad essere retribuiti, anche senza aver effettuato la prestazione lavorativa.

Secondo una guida dell’INAIL di concerto con il Ministero della Salute, le elevate temperature possono causare malori o ridurre la capacità di attenzione del lavoratore e quindi aumentare il rischio di infortuni. Durante le ondate di calore i tipi di infortunio e le modalità di infortunio più frequenti sono: incidenti di trasporto, scivolamenti e cadute, contatto con oggetti o attrezzature, ferite, lacerazioni e amputazioni.

Cos’è lo stress termico

Lo stress termico si verifica quando il sistema di termoregolazione dell’organismo fallisce. La temperatura dell’aria, il ritmo di lavoro intenso, la ventilazione, l’umidità, gli indumenti da lavoro, sono tutti fattori che possono concorrere allo stress termico. Inoltre, l’esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani, in particolare all’ozono, potenzia gli effetti delle alte temperature. Nel luogo di lavoro il rischio di stress termico potrebbe non essere evidente. Il corpo reagisce al caldo aumentando il flusso sanguigno cutaneo e attraverso la sudorazione. L’aumento del flusso sanguigno e l’evaporazione cutanea permettono al corpo di raffreddarsi.

 

Lo stress termico nei luoghi di lavoro

Un lavoratore che indossa indumenti da lavoro protettivi ed esegue lavori pesanti in condizioni di caldo e umidità è a rischio di stress termico in quanto:

  • l’evaporazione del sudore è ostacolata dal tipo di indumenti e dall’umidità dell’ambiente;
  • il ritmo di lavoro provoca un aumento della temperatura corporea che continuerà a salire se la dispersione di calore è insufficiente;
  • all’aumento della temperatura corporea il corpo reagisce con un incremento della sudorazione e con l’eventuale rischio di disidratazione;
  • l’aumento della frequenza cardiaca sottopone il fisico a ulteriore stress;
  • se il corpo assorbe più calore di quanto non riesca a espellere allora la temperatura corporea continuerà ad aumentare arrivando ad un punto in cui il meccanismo di termoregolazione corporea diventa meno efficacie;
  • l’effetto può tradursi in una minore capacità di rispondere agli stimoli e ai pericoli imprevisti e in un aumento della disattenzione e della deconcentrazione.

Quello del microclima, rientra nella valutazione dei rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici, che ritroviamo all’interno del testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, D lgs 81/2008. Ed ancora, In base all’articolo 2087 del codice civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute e l’integrità fisica e morale del lavoratore, per fare ciò deve adottare nell’esercizio dell’impresa tutte le misure che sono necessarie, in base alla tipologia di lavoro e sulla base dell’esperienza e della tecnica.

Quindi, il lavoratore, nel caso in cui a lavoro fa troppo caldo, può andare via e chiedere un permesso se:

  • il caldo eccessivo è dovuto a malfunzionamenti degli impianti di climatizzazione;
  • se il caldo è dovuto a eventi atmosferici eccezionali.