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Musica per i pazienti in coma: la più efficace è l’Heavy Metal. I risultati di uno studio.

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 01/03/2023

AttualitàEuropa studi e ricerche

(dedicato a Bianca)

 

Se ne sono dette tante sulla musica Heavy Metal: che rimbecillisce i giovani, che può indurli alla depressione o, addirittura, al suicidio, che provenga direttamente dalle viscere dell’inferno, che sia demoniaca, che non si possa nemmeno definire musica, tanto è sgraziata.

Finalmente uno studio la riabilita, dandole un ruolo di prim’attrice nella stimolazione delle funzionalità cerebrali nei pazienti in coma.

È stato pubblicato, pochi giorni fa, sulla prestigiosa rivista “Journal of Integrative Neuroscience” (1757-448X-22-2-030) uno studio condotto nell’Ospedale Universitario “La Princesa”, di Madrid, da Jesús Pastor, responsabile del Servizio di Neurofisiologia, Lorena Vega-Zelaya, neurofisiologa, e Alfonso Canabal, responsabile del Servizio di terapia intensiva. 

Sono stati somministrati a sei pazienti critici, sottoposti a sedo-analgesia, tre tipi di musica e sono stati monitorati i cambiamenti nella composizione della banda dell’elettroencefalogramma (EEG) di ciascun paziente (delta, 1–4 Hz, theta 4–8 Hz, alfa 8–13 Hz e beta 13–30 Hz) e la sincronizzazione in tutto il cuoio capelluto.

Le musiche somministrate sono state classica (ClassM, Mozart), dodecafonica (DodecM, Schönberg) e heavy metal (HeavyM, Volbeat).

Nello specifico, per la musica classica è stata somministrata la Sonata per due pianoforti in Re, K448 di Mozart, per la dodecafonica è stata usata la musica a dodici toni di Schönberg (Klavierstuck Op.33a) e, per l’heavy metal, il pezzo “The Devil’s Bleeding Crown”, della band danese Volbeat.

Per questo, ai pazienti sono state poste delle cuffie con frammenti di ciascuno dei tre brani musicali della durata di due minuti, ad un volume corrispondente ad una normale conversazione.

La sequenza dei suoni è stata randomizzata per ciascuno di essi e registrata in EEG, essendo questo un metodo oggettivo e non invasivo per determinare la risposta cerebrale alla stimolazione.

I dati ottenuti hanno mostrato che la stimolazione con la musica heavy metal era quella che produceva i maggiori cambiamenti nelle risposte cerebrali, mentre la musica classica mostrava una tendenza a ridurre l’attività cerebrale.

Quella dodecafonica si poneva in una situazione di beneficio intermedio, andando ad aumentare solo le bande alfa e beta dell’emisfero destro.

Lo studio apre alla possibilità di portare avanti questa linea implementando nuove sperimentazioni con più pazienti e in altri ospedali.