Iscriviti alla newsletter

Lo sport è terapeutico? Ecco come

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 28/08/2023 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

La maggior parte degli esseri umani, soprattutto nel mondo industrializzato, associa il termine “terapeutico” alla farmacologia. “Pigliate ‘na pastiglia”, cantava ironicamente Renato Carosone (1920-2001) più di mezzo secolo fa, scanzonata presa in giro verso chi attribuiva (e attribuisce) al farmaco un grande potere taumaturgico.

Eppure sappiamo tutti che esistono validissimi luoghi, atteggiamenti, manovre, situazioni, atmosfere, rimedi che possono essere tanto terapeutici quanto molte medicine.

In questa serie di articoli è mia intenzione esplorare alcune dimensioni curative per le quali non è necessaria la prescrizione di un medico.

Eccovi i titoli degli articoli che compongono il pacchetto:

Continuiamo questo nostro viaggio nelle varie dimensioni terapeutiche con lo sport, ovvero “qualsiasi movimento corporeo prodotto dall’apparato muscolo-scheletrico che richiede dispendio energetico”, come descrive l’attività fisica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

A novembre 2020 l’OMS ha pubblicato le “WHO guidelines on physical activity and sedentary behaviour”, accompagnate dallo slogan Every move countsOgni movimento conta, in cui sono stati revisionati e aggiornati i livelli di attività fisica raccomandati per ottenere benefici per la salute, distinguendo sia per fasce di età sia per specifici gruppi di popolazione. Attraverso queste Linee guida ogni persona è incoraggiata a limitare la quantità di tempo trascorso in comportamenti sedentari (per esempio, il tempo libero trascorso seduti davanti a uno schermo) a favore di uno stile di vita fisicamente più attivo. Chi riesce a superare i livelli di attività fisica raccomandati può ottenere ulteriori benefici per la propria salute. Ma se si parte da una generale condizione di sedentarietà non bisogna scoraggiarsi: cercando di sfruttare ogni momento della giornata si può cominciare a essere fisicamente attivi e poi raggiungere i livelli raccomandati.

A tale proposito, il nostro Ministero della Salute ha realizzato, nel novembre 2021, un esaustivo volumetto contenente le “Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione”. SCARICATELO QUI

Il documento approfondisce il tema dell’importanza dell’attività fisica nella prevenzione e nella gestione delle principali malattie croniche non trasmissibili (malattie cardio-cerebrovascolari, oncologiche, respiratorie e psichiatriche) quale “strumento terapeutico” necessario per migliorare lo stato di salute fisica e mentale, nonché per garantire un maggiore benessere della popolazione e una migliore qualità della vita.

Che lo sport faccia bene non è una novità.

In soggetti sani è finalizzato prevalentemente al mantenimento della forma fisica e al divertimento, ma in soggetti affetti da determinate patologie, “lo sport può diventare parte integrante di una terapia per la guarigione o quantomeno per il miglioramento”, come affermato da Enrico Arcelli, professore associato presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Milano e specializzato in medicina dello sport.

Ma vediamo nello specifico alcune patologie per le quali l’attività fisica risulta particolarmente positiva, tenendo sempre presente l’importanza di un consulto con il proprio medico prima di intraprendere un programma sportivo.

DEPRESSIONE

Per combattere la depressione vengono in aiuto tutti quegli sport che si possono fare all’aria aperta, come il footing, lo jogging o la bicicletta. “Durante la pratica moderata di sport di resistenza, o anche una camminata di alcune decine di minuti, - spiega il professor Arcelli - il cervello subisce un eustress, ossia uno stress positivo grazie al quale si producono due neuromediatori: l’acetilcolina e le endorfine capaci, queste ultime, di infondere sensazioni di analgesia (assenza di dolore) e benessere e definite, infatti, “ormoni della felicità”. Alcuni sport, quindi, rappresentano una tecnica naturale per il risveglio della capacità del nostro cervello di secernere sostanze antidepressive”.

Quello che invece non andrebbe fatto è frequentare le palestre in cui spesso si respira un alto grado di competitività o di impegno tecnico, aspetti che potrebbero essere negativi per l’autostima di una persona depressa.

OSTEOPOROSI

L’attività fisica, nei giovani, fa aumentare la densità ossea, mentre negli adulti ne riduce la perdita. Non tutti gli sport, però, sono efficaci. Il rimodellamento osseo, infatti, è stimolato dalla forza di gravità, quindi dal peso del corpo. Non va benissimo il nuoto o la bicicletta, ma ballare, fare aerobica salire le scale a piedi o camminare in maniera sostenuta, invece, sono attività utili per il rafforzamento dell’osso.

E per renderla funzionale al massimo, bisognerebbe anche far oscillare le braccia, affinché anche tronco e arti superiori siano sottoposti a una giusta dose di esercizio. È importante, in ogni caso, iniziare attività fisica in maniera graduale, con regolarità e moderazione. Non concentrare, quindi, il movimento nel fine settimana ma suddividerlo almeno in tre sedute settimanali, inizialmente di pochi minuti per arrivare col tempo almeno a 40 minuti a sessione.

DIABETE

Nel caso di diabete mellito di tipo 1 o di tipo 2 va benissimo praticare il nuoto, la marcia, la ginnastica, il podismo, il ciclismo, lo sci di fondo, la canoa e la danza: l’obiettivo principale è la riduzione della massa grassa, il mantenimento o l’aumento della massa magra e l’incremento della sensibilità insulinica.

Le attività assolutamente sconsigliate sono, invece, gli sport da combattimento, il sollevamento pesi, le immersioni, gli sport anaerobici puri, sport aerobici di lunga durata a livello agonistico, e tutte quelle attività in cui l'ipoglicemia può mettere a rischio la vita del soggetto.

IPERTENSIONE

L’ipertensione è una delle patologie che meglio risponde alla pratica di un’attività fisica.

Chi normalmente svolge un’attività, anche solo motoria (una passeggiata, le faccende domestiche, le scale a piedi), ma quotidianamente, meglio ancora se sportiva, è molto meno soggetto al rischio di ipertensione cui va incontro, invece, una persona sedentaria.

È quindi importante fare movimento, sia per chi soffre di ipertensione sia, in chiave preventiva, per i soggetti a rischio. Anche per l’ipertensione, come per le patologie precedentemente esaminate, non esiste uno sport ideale, esistono attività fisiche più efficaci di altre, e alcune sconsigliate, come il sollevamento pesi e gli sport anaerobici.

I benefici maggiori si ottengono praticando il nuoto, il jogging, la marcia, andare in bici o le loro combinazioni. Si tratta di sport aerobici o cardiovascolari, di durata, da effettuarsi a media intensità.

Per tutto il resto rimando ancora una volta alla lettura del volumetto del Ministero della Salute contenente le “Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione”. SCARICATELO QUI