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Sono un'anziana nel corpo di una 38enne. Claudia, affetta da Long Covid racconta il suo calvario

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 16/05/2024 vai ai commenti

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“Sono un'anziana nel corpo di una trentottenne. Ho bisogno di aiuto”. E' l'appello di Claudia Remelli, una giovane donna, moglie e madre di due bambini di 12 e 4 anni, che ha dovuto lasciare il lavoro e lasciata sola dalle istituzioni.

Claudia racconta la sua drammatica esperienza: “Tutto inizia a novembre 2020, quando contraggo il Covid-19 in una forma particolarmente aggressiva che mi colpisce le anche. Lavoro come amministrativa sanitaria in un laboratorio analisi cliniche privato convenzionato, mi viene riconosciuto l’infortunio. A gennaio 2021 inizio a star meglio, permane sempre un lieve dolore (ma sopportabile) alle anche e così fino a luglio 2021.”

La situazione precipita in modo inaspettato: “Una sera di fine luglio 2021 vengo colpita da un dolore fortissimo all'inguine sia destro che sinistro che si irradia fino alle ginocchia. Passano i giorni, il dolore non accenna ad attenuarsi, faccio anche fatica a camminare. A settembre 2021 mi muovo solo con le stampelle, su consiglio del mio medico faccio una serie di esami dall’RX alla risonanza magnetica e scopro di avere un’osteonecrosi bilaterale alle teste dei femori con lesioni di 4 cm per parte, senza alcuna causa precisa (non ho nessuno dei fattori che facilitano lo scatenarsi di questo problema). Tutto questo lo devo solo al Covid-19, che a soli 34 anni mi ha distrutto l’esistenza.”

La diagnosi è devastante e le cure sono dolorose: “Ho cominciato ad assumere cardioaspirina e morfina per i dolori, punture di Clody 200 e ho iniziato la terapia con Neridronato. Mi muovo il meno possibile e solo con le stampelle o deambulatore per evitare di danneggiare ulteriormente le teste dei femori malmessi. Il 28 aprile 2022 il dott. Assaker mi opera a Peschiera del Garda (protesi d'anca bilaterale) con acetabolo. Purtroppo non finisce qui. Sono affetta da Long Covid, oggi non riconosciuto come malattia professionale: soffro di stanchezza cronica, ho perdita di memoria, dolori articolari un po' ovunque, tachicardia, insonnia, sbalzi d'umore, problemi alla tiroide, sento meno dall'orecchio sinistro, giramenti di testa, pressione bassa.”

Nella sua breve ma intensa storia clinica, Claudia ha consultato molti specialisti, senza trovare una soluzione definitiva: “Nessuno di questi ha escluso il nesso causale tra il Covid contratto a novembre 2020 e la diagnosi arrivata a settembre 2021. Nessuno lo esclude, ma per le istituzioni il nesso causale non è provabile e questo ha portato nella mia vita una serie di conseguenze disastrose.”

La perdita del lavoro ha peggiorato ulteriormente la situazione di Claudia: “Ho dovuto lasciare il lavoro perché per la mia riabilitazione non avevo abbastanza giorni di malattia. Ho fatto richiesta di invalidità, ottenuta al 90%, ho avuto diritto ai benefici della legge 104 3 comma 3, e la cosa assurda sa qual è? Che io avevo diritto a solo 6 mesi di malattia e mio marito a 2 anni per assistermi. Poi lo scorso novembre ho fatto revisione all'INPS e mi hanno dato il 60% definitivo (quindi praticamente nulla) mi hanno tolto perfino il parcheggio invalidi. Il mio è infortunio sul lavoro ma in realtà secondo l'Inail non c'è il nesso causale anche se scritto nero su bianco dai medici. Mi sento abbandonata da tutto e tutti. Non sono più la persona di prima.”

 

Long Covid, non è malattia professionale

Il Long Covid, ad oggi è considerata malattia, ma non malattia professionale.

Anche se lo stesso Rapporto ISS COVID-19 – n. 15/2021 (indicazioni ad interim sui principi di gestione del long covid) dice che: “la fisiopatologia delle manifestazioni cliniche persistenti non è nota, ma la sua definizione ha grande rilevanza sia per il trattamento dei sintomi che per approfondire il ruolo della infezione virale, dell’infiammazione e della risposta immune in tutte le fasi della malattia. Non definito è anche il potenziale ruolo della vaccinazione nell’influenzare, accanto alla severità della forma acuta, anche la comparsa e la gravità delle forme sub acute e croniche. Numerosi sono ancora gli aspetti da definire”

Purtroppo ad oggi mancano ancora chiari criteri, condivisi internazionalmente, per definire il long-covid. Questo inevitabilmente crea una incertezza nella diagnosi e una ampia variabilità nella identificazione di questa condizione”.

Se contrarre il Covid è rientrato nella disciplina dell’Infortunio, non esiste nessuna tutela per chi ne soffre.

Le assenze direttamente legate al manifestarsi di una sindrome Long-Covid, sono equiparate alla malattia comune, sia per il trattamento economico, sia per il trattamento normativo. A carico del lavoratore interessato ci saranno gli obblighi di certificazione, con la dovuta attenzione agli oneri di avviso e preavviso immediato in caso di assenze.

Quando si subisce un infortunio, il lavoratore ha la possibilità di riaprirlo, qualora dopo la ripresa dell’attività lavorativa presenti dei sintomi o disturbi fisici legati al precedente infortunio.

Questo non è possibile per chi soffre di Long Covid, ad oggi difficile da dimostrare.

Eppure il Long Covid, ha tutte le caratteristiche per essere annoverato tra le malattie professionali; per questo andrebbe stilata una diagnosi ed una classificazione ufficiale che ancora manca, così come manca uno studio univoco ed ufficiale sull’impatto della malattia. A seconda dello studio e della popolazione esaminata, la percentuale di coloro che sviluppano sintomi a lungo termine dopo l'infezione da SARS-CoV-2 varia tra il 4% e oltre il 50%. Uno studio di Zurigo ha mostrato che circa un quarto dei pazienti non ha recuperato completamente sei mesi dopo l'infezione, di cui circa il 10% ancora gravemente compromesso nella propria vita quotidiana.

È chiaro che maggiore è il numero di persone colpite, più evidenti sono gli effetti a tutti i livelli della società: le persone affette sono assenti dalle famiglie, dalle associazioni e dal posto di lavoro.

Claudia chiede “C’è qualcuno come me? A chi non crede nella pandemia dico che il Long Covid ti distrugge a lungo andare, ti toglie le cose di tutti i giorni. Io rivoglio solo la mia età”.

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