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Come prevenire il conflitto? L'importanza dell'intelligenza emotiva

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 26/09/2024 vai ai commenti

FormazioneProfessione e lavoro

 

I conflitti sono una componente inevitabile della vita lavorativa, e possono nascere tanto nello svolgimento di un compito quanto nelle relazioni interpersonali. Studi condotti da Behfar, Mannix, Peterson e Trochim (2010) evidenziano una distinzione fondamentale tra due tipi di conflitti: il conflitto legato ai compiti e quello relazionale. Comprendere questa differenza è essenziale per affrontare in modo efficace le tensioni sul posto di lavoro e trasformarle in opportunità di crescita.

Conflitto cognitivo vs conflitto affettivo

Il conflitto che si sviluppa attorno a un compito emerge quando i membri di un gruppo sono consapevoli delle loro differenze di opinioni o di punti di vista su un determinato lavoro. Questo tipo di conflitto, definito "cognitivo", è spesso costruttivo se affrontato nel modo giusto. L'ascolto reciproco e lo scambio di opinioni sono fondamentali per arginare i contrasti e trasformare il confronto in un arricchimento per il gruppo.

Diverso è il conflitto relazionale, o "affettivo", che scaturisce dall’animosità personale, dall'irritazione e dalle tensioni tra i membri di un team. Questo tipo di conflitto può degenerare in emozioni negative come rabbia, rancore e frustrazione. È in questo contesto che la gestione delle emozioni assume un ruolo cruciale, poiché influisce direttamente sulla capacità di mantenere un ambiente lavorativo sereno e produttivo.

L’Intelligenza emotiva: un alleato fondamentale

Affrontare un conflitto affettivo richiede una capacità che va oltre le competenze tecniche: l'intelligenza emotiva. Daniel Goleman (1995) è stato tra i primi a portare questo concetto alla ribalta, sostenendo che saper gestire le proprie emozioni è un prerequisito essenziale per risolvere i conflitti. Chi possiede una buona intelligenza emotiva sa riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, riuscendo così a evitare che una divergenza si trasformi in uno scontro distruttivo.

Negli ultimi anni, l'intelligenza emotiva è diventata una delle competenze più apprezzate non solo dagli studiosi ma anche dai professionisti, soprattutto in ambito manageriale. Studi come quello di Srivastava e Nair (2010) hanno dimostrato che essa influisce positivamente sull’efficacia dei leader. I risultati del loro studio, condotto su 305 manager di vari settori, hanno rivelato che l'intelligenza emotiva e il comportamento emotivo razionale migliorano notevolmente l’efficacia manageriale. Inoltre, il comportamento emotivo razionale modera la relazione tra intelligenza emotiva ed efficacia, confermando l’importanza di una gestione emotiva consapevole e razionale.

La Gestione del conflitto: un percorso di consapevolezza

Gestire un conflitto richiede la capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni. Questo processo parte dalla consapevolezza: bisogna essere in grado di identificare l’emozione suscitata da una situazione o da un comportamento, analizzarla e solo in un secondo momento elaborarla per affrontarla razionalmente. Si tratta di una competenza che si affina con l'ascolto di sé e degli altri, e che permette di prevenire l’escalation dei conflitti.

L’intelligenza emotiva ci consente di anticipare una controversia e di agire per evitare che sfoci in incomprensioni o risentimenti. In un ambiente lavorativo positivo, energizzante e sereno, questa capacità risulta indispensabile. Non solo perché aiuta a mantenere un’atmosfera collaborativa, ma anche perché migliora il benessere generale e il "bene-stare" delle persone all’interno dell’organizzazione.

In definitiva, la gestione dei conflitti sul lavoro non è solo una questione di capacità tecniche o strategiche. È un equilibrio tra la capacità di comprendere il compito da svolgere e quella di gestire le emozioni che emergono nelle relazioni interpersonali. Sviluppare intelligenza emotiva rappresenta una strada necessaria per costruire relazioni professionali sane e produttive, riducendo i contrasti e trasformando le differenze in punti di forza.