Sanità pubblica in crisi: punto di non ritorno?
È davvero il declino del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) come lo conosciamo? Parenti, amici e pazienti manifestano un’inquietudine crescente, spinta dai titoli di giornale e dai post sui social che dipingono una sanità pubblica al collasso, tra carenze di personale, tempi d'attesa e preoccupazioni per un possibile spostamento verso un sistema privatistico. In qualità di sindacalista e operatore sanitario, cercherò di rispondere alle domande più frequenti, che sono oggi sulla bocca di molti in tutta Italia.
1. Mancano davvero medici e infermieri? Se guardiamo ai numeri, la carenza non riguarda tanto il numero assoluto di medici, quanto piuttosto alcune specializzazioni ritenute meno attrattive per compensi e rischi. Il rapporto medici/abitanti in Italia è comparabile a quello degli altri Paesi europei: 4,4 per 1000 abitanti contro i 4,5 della media UE. Tuttavia, specializzazioni come Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso, dove i rischi di aggressioni sono elevati e le remunerazioni più basse, soffrono di desertificazione. A peggiorare la situazione, molti medici italiani scelgono sempre più spesso di andare all'estero in cerca di condizioni economiche e professionali migliori.
Per gli infermieri, invece, il quadro è drammatico. L'Italia ha attualmente solo 6,4 infermieri per 1000 abitanti, contro una media europea di 9,5 e ben lontano dai 12 della Germania o dai 20 dei Paesi scandinavi. La carenza di infermieri è destinata a peggiorare, con oltre 120.000 infermieri prossimi alla pensione nei prossimi dieci anni e un tasso di iscrizioni ai corsi universitari che non copre i bisogni. Inoltre, molti infermieri abbandonano la professione per cercare lavori meno stressanti e meglio remunerati all’estero.
2. Come influiscono le politiche governative e i tagli al settore sanitario? La situazione attuale è frutto di decenni di scelte discutibili: dai tagli di 37 miliardi di euro e la riduzione di 70.000 posti letto tra il 2010 e il 2019, alle riforme che hanno limitato il turnover e bloccato i rinnovi contrattuali. Questi tagli hanno portato a un aumento dei tempi d’attesa, in particolare nei Pronto Soccorso, dove la carenza di posti letto costringe a rallentamenti e sovraffollamento, con conseguenti disagi per i pazienti.
3. Le soluzioni proposte dal governo sono efficaci? Le proposte governative finora appaiono insufficienti per risolvere i problemi strutturali della sanità pubblica. L’annuncio di reclutare infermieri dal Sud America, per esempio, è stato accolto con scetticismo: le barriere linguistiche e le differenze nelle condizioni salariali rendono improbabile che questi professionisti scelgano l'Italia come destinazione a lungo termine.
Un altro tentativo è la creazione della figura dell'“assistente infermiere”, che però non garantisce lo stesso livello di competenza professionale richiesto agli infermieri laureati. In questo modo, si rischia di compromettere la sicurezza dei pazienti e di aprire la strada a un aumento del contenzioso legale, aggravando ulteriormente la crisi del settore sanitario.
4. Cosa potrebbe salvare la sanità pubblica italiana? La soluzione richiederebbe investimenti significativi: salari più alti, migliori condizioni di lavoro e incentivi per attrarre e mantenere i professionisti sanitari. Per gli infermieri, si potrebbe implementare un’indennità specifica e consentire la libera professione, come avviene già per i medici, introducendo incentivi che valorizzino l’esperienza e la competenza.
Inoltre, sarebbe auspicabile eliminare il sistema di spoils system che influenza la selezione dei dirigenti sanitari in base a criteri di fedeltà politica e non di competenza, ridando così credibilità e meritocrazia alla gestione della sanità pubblica. I dati indicano che, in assenza di una riforma sostanziale, la sanità pubblica rischia di crollare, con conseguenze devastanti per i cittadini più vulnerabili, in particolare per la crescente popolazione anziana.
Conclusione L'Italia deve agire ora per evitare il collasso della sanità pubblica. I segnali di crisi sono ormai evidenti, e l’unica via d’uscita sembra essere quella di aumentare gli investimenti, restituire dignità e valore al lavoro di medici e infermieri e garantire un futuro sostenibile e accessibile per tutti i cittadini italiani.
Basilio Mangano – Segretario Aziendale NurSind, IRCCS Bonino Pulejo di Messina