Cure? No, maxi-schermi: lo spreco da 170.000 Euro che illumina la sanità sarda
Centosettantamila euro iva compresa, lo scrivo anche in numero, 170.000 Euro.
Una bella cifretta non c’è che dire, a chi non farebbero comodo? Ma non stiamo parlando di una vincita fortunata, no, stiamo parlando di una spesa “per le esigenze” (si legge nella delibera) di un’azienda del Servizio Sanitario di Regione Sardegna.
Ah vabbè, allora questo spiega tutto considerato cosa costano i farmaci, le apparecchiature tecnologiche, le manutenzioni, i materiali di consumo dei laboratori analisi ecce cc. Certo, non ci sarebbe nulla da eccepire se l’impegno di spesa riguardasse una voce tra queste o simili. E se questa spesa invece non fosse funzionale alle attività clinico-diagnostico-assistenziali? Certo, ci sono spese non dirette alla missione aziendale comunque necessarie, la cura degli spazi verdi esterni per esempio, l’addetto stampa giusto per citarne un paio.
Se poi in questa azienda, dopo lunga pena, si arriva alla conclusione dell’iter per costruire una nuova ala da troppi anni necessaria, costruendo intorno alla notizia il rilievo massimo possibile anche per i risvolti che ne avrà la città ospitante, tutta l’area intorno e financo la regione intera, ci si può forse stupire se la cifra citata abbia a che fare con questo importante risultato? Certo che no se facesse parte di una qualche attività propedeutica, come la progettazione per esempio o qualcosa di simile.
Invece, esaurito il clamore della cronaca per l’avvio dei cantieri col risalto dovuto da tutti i singoli mezzi di informazione, si scopre che i famosi 170.000 Euro, sono stati spesi per comprare giganteschi monitor da esterno e altri più piccoli da interno. Per farci cosa? Un drive in e sale cinema con proiezione a ciclo continuo dei più famosi film a tema? Niente di tutto questo (peccato), per i prossimi anni questi apparati non faranno altro che ricordarci quanto è bello il progetto del nuovo padiglione con lo scorrimento di immagini della moderna architettura, delle camere di degenza ecce cc. Il tutto con installazioni in più punti della “cittadella” sanitaria perché nessuno possa correre il rischio di non essere informato della cosa.
In un caso poi, la potenza luminosa di questi apparati è talmente forte che di notte, la facciata prospicente l’installazione... illumina tutto a giorno, tanto da costringere a chiudere le tapparelle delle stanze di degenza per non passare le notti in bianco, come nei paesi del circolo polare d’estate.
Una propaganda inutile, una messa in scena costosa che non aggiunge nulla alla qualità delle cure che l’azienda eroga e che non migliora di una virgola le condizioni di lavoro degli operatori che avrebbero certamente suggerito altri modi per spendere quei soldi se interrogati; uno spreco bello e buono. Un altro capitolo del libro "come sprecare denari in sanità".
E allora sopportiamo questo carosello, almeno fino a quando qualche hacker buon tempone e cionfraiolo (goliarda), non saboti le proiezioni, come gli ammutinati della megaditta capeggiati dal ragionier Fantozzi, nell’epica scena del famoso film.
Andrea Tirotto