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Arezzo, infermiere aggredito in servizio: NurSind in aula per chiedere giustizia e sicurezza

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 08/04/2025

NurSind dal territorioToscana

 

Si è svolta ieri presso il Tribunale di Arezzo la seconda udienza del processo per l’aggressione a un infermiere del 118, avvenuta nel maggio 2023 durante un intervento nella zona di Tegoleto. Al centro del procedimento c’è il caso di Bruno Bruschi, professionista in servizio alla centrale operativa del 118, colpito con un pugno da un uomo in stato di agitazione che aveva richiesto l’intervento dell’ambulanza. Un gesto violento che ha provocato all'infermiere una prognosi di cinque giorni e che, nonostante le scuse successive dell’aggressore, ha lasciato un segno profondo nella comunità sanitaria.

A testimoniare vicinanza e solidarietà a Bruschi, una folta rappresentanza di colleghi, cittadini e sindacalisti si è radunata fuori dall’aula. Un presidio silenzioso, ma denso di significato, ha accompagnato lo svolgersi dell’udienza, confermando quanto il tema della sicurezza sul lavoro sia oggi una delle emergenze più sentite nel mondo della sanità.

Tra i presenti anche Claudio Cullurà, segretario provinciale del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che ha ribadito con fermezza:

"Non possiamo più accettare che chi presta soccorso venga esposto a rischi così gravi. Servono leggi più severe, strumenti di prevenzione e un riconoscimento concreto al lavoro degli infermieri, che ogni giorno operano in condizioni sempre più critiche".

Al fianco di NurSind anche Giovanni Grasso, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo e della Toscana, che ha sottolineato l’urgenza di rafforzare le tutele giuridiche e operative per il personale sanitario, troppo spesso lasciato solo a gestire situazioni ad alta tensione.

Il caso di Bruschi, inizialmente archiviato, è tornato in aula grazie all’opposizione presentata dal legale dell’infermiere, l’avvocato Stefano Buricchi. La prossima udienza è fissata per il 24 giugno, data in cui potrebbe arrivare la sentenza definitiva.

Nel frattempo, il NurSind promette di non abbassare la guardia:

"Ogni aggressione è un attacco all’intero sistema sanitario. Difendere i professionisti significa difendere il diritto alla salute di tutti i cittadini".