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Dal 2026 stretta sui dipendenti pubblici: stop agli stipendi per chi ha debiti fiscali

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 09/04/2025

AttualitàGoverno

 

A partire dal 2026, i dipendenti pubblici con debiti fiscali significativi potrebbero vedersi bloccare lo stipendio. Lo prevede la Legge di Bilancio 2025, che introduce nuove misure per contrastare l’evasione tra i lavoratori della pubblica amministrazione. L’obiettivo dichiarato del Governo è rafforzare l’equità fiscale e aumentare le entrate dello Stato, in un contesto di crescente pressione sui conti pubblici.

La norma, contenuta nei commi 84 e 85 dell’articolo 1, stabilisce che chi percepisce una retribuzione mensile superiore a 2.500 euro e ha debiti con il Fisco oltre i 5.000 euro sarà soggetto a trattenute dirette in busta paga. Il blocco riguarda tutte le somme dovute dal datore di lavoro: stipendio, indennità contrattuali e persino liquidazioni da licenziamento.

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre 250.000 dipendenti pubblici si trovano in questa situazione. Circa 30.000 di loro guadagnano in media 3.500 euro al mese: una platea che, secondo il MEF, rappresenta un potenziale importante per recuperare risorse.

Il meccanismo sarà gestito direttamente dall’Agenzia delle Entrate - Riscossione, che potrà trattenere ogni mese fino a un settimo dello stipendio per rientrare del credito. Su importi una tantum, come la tredicesima, la trattenuta salirà al 10%. Tradotto in cifre: un dipendente che guadagna 3.500 euro potrebbe vedersi sottrarre 500 euro al mese fino all’estinzione del debito. Chi invece guadagna meno, ma raggiunge la soglia con mensilità aggiuntive, subirà trattenute più contenute.

Le nuove regole non sostituiscono quelle già in vigore sul pignoramento di stipendi e pensioni, ma si affiancano, aggiungendo un ulteriore strumento di pressione fiscale.

Per ora, l’applicazione concreta del provvedimento è rinviata al 2026, lasciando ai lavoratori il tempo per mettersi in regola o contestare eventuali errori nelle cartelle esattoriali. Intanto, è già in vigore un altro cambiamento: il termine per saldare le cartelle esattoriali è stato esteso da 30 a 60 giorni, offrendo un margine più ampio per evitare sanzioni.

La stretta sui dipendenti pubblici apre una nuova fase nella lotta all’evasione, puntando su chi ha redditi certi e tracciabili. Un segnale che il Fisco non intende più tollerare debiti a lungo termine, nemmeno all’interno dello Stato.