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Super-formati, super-sfruttati: Il grande scandalo degli infermieri e ostetriche in Italia

di
Salvo Lo Presti
Pubblicato il: 28/08/2025

FormazioneProfessione e lavoroPunto di Vista

Carenza infermieri in Italia

Secondo i dati FNOPI 2025, in Italia mancano oltre 65.000 infermieri, con un rapporto di soli 5,8 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media europea di 8,4. Questa carenza strutturale incide direttamente sulla qualità dell’assistenza e aumenta il carico di lavoro per ogni professionista.

Disparità di carico formativo

Gli infermieri, gli infermieri pediatrici e le ostetriche affrontano un percorso formativo di 180 CFU pari a 5.400 ore complessive (30 ore per CFU, D.M. 19/02/2009), contro le 4.500 ore (25 ore per CFU) previste per altre professioni sanitarie come fisioterapisti, logopedisti, educatori professionali e tecnici di radiologia. Questo rappresenta un carico formativo superiore del 20% senza un corrispondente riconoscimento economico.

La deroga a 30 ore/CFU per le professioni infermieristiche e ostetriche deriva dalla Direttiva UE 2005/36/CE, che richiede almeno 4.600 ore di formazione per il riconoscimento automatico dei titoli negli Stati membri. L’Italia ha fissato 5.400 ore per garantire una formazione completa e adeguata.

La Direttiva 2005/36/CE, che disciplina il riconoscimento delle qualifiche professionali a livello europeo, è stata modificata dalla Direttiva delegata (UE) 2024/782 del 04/03/2024 e dalla Direttiva (UE) 2024/505 del 07/02/2024. Tali direttive aggiornano e rafforzano i requisiti minimi di formazione per alcune professioni sanitarie, tra cui gli infermieri responsabili dell’assistenza generale, i medici dentisti di base e i farmacisti.
Per quanto riguarda la professione infermieristica, confermano che il percorso formativo per gli infermieri deve prevedere:

- Un carico formativo minimo di 4.600 ore complessive;

- Almeno 3 anni di formazione accademica a tempo pieno;

- Un bilanciamento tra attività teoriche e pratiche, con una significativa quota di tirocinio clinico supervisionato.

Queste disposizioni europee, rafforzano la necessità di mantenere un monte ore di 30 ore per CFU per i corsi di laurea in Infermieristica, Inf. pediatrica e Ostetricia, consolidando il valore e la spendibilità del titolo rispetto ad altre professioni sanitarie con carichi formativi inferiori;

Disparità retributive

La retribuzione degli infermieri italiani rimane tra le più basse in Europa: in Italia si aggira intorno ai 32.000 € lordi annui, rispetto a una media UE di 45.000 € e ai circa 55.000 € della Germania.

Dal punto di vista contrattuale, la parità retributiva è formalmente legittima, poiché il CCNL considera omogeneo il requisito del titolo di laurea. Tuttavia, dal punto di vista sindacale ed etico:

- Le professioni infermieristiche e ostetriche richiedono un impegno formativo maggiore (+900 ore);

- Comportano responsabilità cliniche dirette e continue sul paziente;

- Giustificano una richiesta di differenziazione economica rispetto ad altre professioni.

Anche FNOPI propone un'inquadratura differenziata che valorizzi la complessità assistenziale e la responsabilità clinica, con l’introduzione di percorsi di carriera strutturati, incentivi economici e l’inserimento nell’Area di Elevata Qualificazione (EQ), come previsto dal CCNL Sanità 2019-2021.

 

Si ritiene necessario adottare riforme contrattuali che prevedano un riconoscimento economico proporzionale e decrescente rispetto al grado di coinvolgimento diretto nell’assistenza al paziente.

È fondamentale valorizzare la specificità e la complessità dei professionisti sanitari che operano accanto all’utente rispetto a coloro che svolgono attività di natura tecnica o amministrativa. In quest’ottica, anziché introdurre semplici indennità temporanee, si ritiene più opportuno l’inquadramento nell’Area di Elevata Qualificazione (EQ), in linea con il CCNL Sanità 2019-2021.

Questa misura consentirebbe di colmare le disparità economiche e affrontare la grave carenza infermieri, stimata in oltre 65.000 unità, seguendo l’esempio dell’intervento mirato adottato nel 1990 dall’allora Ministro della Salute On. Francesco De Lorenzo, che riuscì a colmare una carenza simile all’odierna, e a rafforzare l’intero sistema sanitario nazionale.

In una sua relazione alla Camera dei Deputati – X Legislatura, V Commissione, Seduta del 19 aprile 1990, concluse l’intervento con un messaggio che ancora oggi mantiene grande attualità: “Naturalmente, occorre tener presente che questo contratto guarda al futuro soltanto per i prossimi sei mesi; tutti, infatti, sappiamo che presto dovrà essere approvata la legge di riforma e quindi, probabilmente, non vi sarà nemmeno il tempo per attuare quanto previsto da questi contratti, perché la nuova disciplina regolerà diversamente il rapporto.”

Un passaggio che non dovremmo dimenticare, perché evidenzia come le scelte straordinarie, pur necessarie, debbano essere accompagnate da una visione riformatrice di lungo periodo.