Infermieri sempre più poveri: in 35 anni persi fino a 16mila euro. Studio Nursind lancia l’allarme
04/09/2025
I conti non tornano e il conto lo stanno pagando gli infermieri. A lanciare l’allarme è il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che attraverso un’analisi dettagliata del suo Centro Studi denuncia un progressivo e grave impoverimento degli stipendi del personale sanitario: fino a 16mila euro in meno rispetto al passato, a parità di carriera.
“Gli stipendi degli infermieri sono inaccettabilmente magri per colpa della pesante erosione che subiscono da 35 anni a questa parte – dichiarano Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, e Girolamo Zanella, consulente economico del sindacato –. Non è una sorpresa se oggi ci troviamo a fare i conti con una carenza cronica di personale. Ma il rischio maggiore è l’impoverimento strutturale del nostro Servizio sanitario nazionale.”
Lo studio punta il dito non solo contro la scarsità di risorse, ma anche contro precise scelte politiche e contrattuali che, dal 1990 in poi, hanno modificato il sistema d’inquadramento del personale in modo penalizzante, generando un appiattimento delle retribuzioni e una distribuzione “a pioggia” senza valorizzare merito e qualifiche. Risultato? Oggi un infermiere neoassunto guadagna fino a 10mila euro in meno rispetto a quanto avrebbe dovuto, mentre chi ha 40 anni di servizio arriva a perdere quasi 16mila euro (dati tabelle 1 e 2 dello studio).
Un sistema sempre più schiacciato verso il basso
Nel passaggio dal sistema dei livelli a quello delle categorie e infine alle nuove “aree”, il divario tra le retribuzioni si è progressivamente ridotto. Nel 1990 la differenza tra il livello più basso e quello più alto era del 70%, oggi siamo intorno al 26%. “Una compressione che ha disincentivato la crescita professionale e annullato la valorizzazione delle competenze”, spiega Zanella.
Un infermiere oggi guadagna meno di ieri, anche in termini reali
Secondo i calcoli del Centro Studi Nursind (tabella 4), un ex livello 6 oggi perde circa 2.500 euro annui rispetto al 1990, considerando stipendio base e trattamento fondamentale. La cifra sale oltre 8.500 euro per un infermiere con 40 anni di servizio (tabella 5). Ma la situazione peggiora se si includono le voci integrative.
Indennità e straordinari: un altro salasso
Anche le voci accessorie del salario risultano falcidiate. Il passaggio dal plus orario al Fondo per la produttività ha causato, ad esempio, una perdita di oltre 1.500 euro annui per un’ora settimanale di straordinario per un neoassunto, e oltre 6.200 euro per chi ha quarant’anni di carriera (tabella 6).
Non va meglio con le indennità: l’indennità giornaliera per il triplo turno è scesa di 4,74 euro, mentre quella per chi lavora nei reparti di malattie infettive è calata di 6,35 euro al giorno.
Bottega: “Serve una svolta, subito”
“Davanti a un quadro del genere – avverte Bottega – non si può restare a guardare. Bisogna intervenire per fermare l’emorragia di professionisti e rendere di nuovo attrattiva questa professione per le nuove generazioni.”
La proposta del Nursind è chiara: dare piena attuazione all’area dell’elevata qualificazione, ancora ferma sulla carta, e introdurre un fondo contrattuale specifico che riconosca economicamente e professionalmente chi ha alti livelli di formazione.
“Valorizzare il merito, premiare le competenze, riconoscere il lavoro reale: è questa la strada per salvare la professione infermieristica e, con essa, l’intero sistema sanitario nazionale”, conclude il segretario del Nursind.