Iscriviti alla newsletter

Cassazione: il tempo tuta è lavoro retribuito. Vittoria storica per gli infermieri

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 17/09/2025

LiguriaNurSind dal territorio

La Suprema Corte riconosce il diritto degli infermieri a essere pagati per vestizione e svestizione. Il NurSind: “È una conquista di dignità professionale”

Con una sentenza destinata a fare scuola, la Suprema Corte di Cassazione ha definitivamente riconosciuto il diritto degli infermieri della ASL 5 La Spezia a vedersi retribuito il cosiddetto “tempo tuta”, ovvero il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa da lavoro.

La vicenda ha avuto origine nel 2019, quando decine di infermieri, con il supporto del NurSind – Sindacato delle Professioni Infermieristiche – hanno presentato un ricorso collettivo. Già nel 2022, il Tribunale di La Spezia aveva accolto le loro istanze, stabilendo che la vestizione e svestizione rappresentano attività imposte da esigenze di sicurezza e igiene, e quindi da considerarsi parte integrante dell’orario lavorativo.

La sentenza è stata confermata in appello a Genova e, infine, con l’ordinanza pubblicata l’11 settembre 2025, la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Azienda Sanitaria, sancendo il principio in modo inequivocabile.

"Questa è una vittoria di tutti gli infermieri – dichiara il Nursind – perché stabilisce un principio chiaro: il tempo che il personale sanitario dedica ad indossare e dismettere la divisa è tempo lavoro e come tale deve essere remunerato. Un segnale di rispetto per chi ogni giorno garantisce la continuità assistenziale ai cittadini".

Il merito va anche all’avvocato Rosanna Magro del foro di Pisa, che ha patrocinato la causa, ottenendo non solo un risarcimento economico per i lavoratori coinvolti, ma soprattutto un riconoscimento formale della loro dignità professionale.

"Ci abbiamo creduto, fino in fondo. Avevamo ragione noi" – aggiunge il Nursind – "Siamo nuovamente al lavoro con un nuovo ricorso in secondo grado: la battaglia continua, e non ci fermeremo affinché il principio espresso dalla Suprema Corte diventi punto fermo per tutti gli infermieri".

Una conquista che va ben oltre il singolo caso, e che potrebbe aprire la strada a nuove rivendicazioni in tutta Italia.