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India, due neonati morti dopo morsi di ratto: sospesi infermieri della terapia intensiva

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 23/09/2025

Global Nurse

Due piccoli pazienti sono deceduti all’ospedale MY di Indore: tra accuse di incuria, sospensioni e proteste politiche, emerge l’incubo della sanità pubblica in Madhya Pradesh.

Indore, India – Due neonati sono morti in appena 48 ore all’interno dell’ospedale Maharaja Yeshwantrao (MY) di Indore, nello Stato indiano del Madhya Pradesh, dopo essere stati morsi da ratti nella terapia intensiva neonatale. Una tragedia che ha sconvolto l’opinione pubblica e sollevato pesanti interrogativi sulla sicurezza dei pazienti più fragili e sulla gestione degli ospedali pubblici.

Secondo i medici, i piccoli soffrivano di complicazioni congenite – anemia, basso peso alla nascita e polmonite – e i morsi non sarebbero stati la causa diretta della morte. Ma resta il dato inaccettabile: due neonati vulnerabili sono stati esposti a roditori all’interno di un reparto che dovrebbe rappresentare il massimo standard di protezione e sicurezza.

Il governo ha reagito con misure immediate: rimozione del Chief Nursing Officer (CNO - Sovrintendente Infermieristico), sospensione di due infermieri della TIN e multa all’impresa privata incaricata della disinfestazione.

Ma la decisione di rimuovere il CNO e sospendere il personale infermieristico pone interrogativi cruciali: si tratta di una risposta necessaria o di un capro espiatorio? La presenza di roditori in un’unità ad alta intensità assistenziale come la terapia intensiva neonatale rappresenta un fallimento sistemico, non solo individuale.

Il CNO, responsabile della supervisione e del coordinamento del personale infermieristico, è figura chiave per garantire standard di sicurezza e qualità assistenziale. La sua rimozione, seppur dal forte valore simbolico, mette in luce una rottura nella catena di controllo e nella capacità di prevenire i rischi ambientali.

La sospensione dei due infermieri apre invece un dibattito più ampio sul carico di responsabilità che grava sul personale in prima linea. In contesti ad alta pressione come le UTIN, la vigilanza ambientale non può dipendere esclusivamente dall’attenzione individuale, ma deve poggiare su protocolli strutturati, sistemi di monitoraggio e processi di segnalazione efficaci.

Archiviare la vicenda con provvedimenti disciplinari rischia di oscurare la vera natura del problema: la carenza di governance, l’inefficienza dei sistemi di disinfestazione, la debolezza dei modelli organizzativi e di sicurezza.

La tragedia di Indore deve diventare un monito: quando i topi entrano in terapia intensiva, il problema non è solo igienico. È organizzativo, etico e sistemico.