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Infermieri costretti a turni di 12 ore: NurSind denuncia il collasso della sanità polesana

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 11/10/2025

NurSind dal territorioVeneto

Tra turni imposti, zero riconoscimenti e carenze strutturali, il NurSind rompe il silenzio e dice basta

ROVIGO – 11 ottobre 2025. La misura è colma. A denunciarlo con forza è il NurSind, attraverso le parole del segretario territoriale di Rovigo Nicola Franco e del segretario regionale del Veneto Egidio Busatto.
Il sindacato delle professioni infermieristiche, primo a livello nazionale e secondo per numero di iscritti all’Ulss 5 Polesana, parla chiaro: "Basta turni forzati, basta silenzi".

“Ci vengono segnalati episodi nei quali la Direzione delle Professioni Sanitarie avrebbe organizzato incontri con il personale di alcuni reparti al fine di imporre riorganizzazioni forzate del lavoro, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali” – affermano i rappresentanti del NurSind.

Turni di 12 ore e nessun riconoscimento economico

Il caso emblematico arriva dal reparto di Pediatria dell’Ospedale di Adria, dove – per il terzo anno consecutivo – le infermiere sono state costrette a sostenere turni di 12 ore per sopperire alla cronica carenza di personale.
Un impegno estenuante, senza alcun riconoscimento economico per il disagio subito.
Paradossalmente, dove sono gli operatori stessi a chiedere la medesima turnistica, come in Cardiologia ad Adria o nella Semintensiva Pneumologica di Rovigo, le richieste vengono sistematicamente respinte.

Disagi e violazioni contrattuali

Il NurSind punta il dito anche contro altre criticità diffuse:

  • Pronte disponibilità che superano le sette mensili in sala operatoria a Rovigo, in violazione dei limiti contrattuali;

  • Buoni pasto negati a chi lavora nei Distretti e nella Casa Circondariale;

  • Nessun vassoio pasto nei giorni in cui la mensa è chiusa, tranne che per chi effettua i turni di 12 ore;

  • Divise uguali per estate e inverno per il personale dell’ADI.

“È inaccettabile che chi garantisce assistenza 365 giorni l’anno debba affrontare simili condizioni di lavoro – commentano Franco e Busatto –. La dignità professionale e umana non può essere calpestata in questo modo”.

Strutture inadeguate e personale ridotto

La denuncia prosegue con un lungo elenco di disservizi e gravi lacune strutturali:

  • Riduzioni di posti letto a inizio estate, come accaduto nel reparto di Medicina a Trecenta, che non vengono più ripristinate per mancanza di personale;

  • Chiusura del Punto Sanità di Porto Tolle per la presenza di topi, con il personale trasferito a Taglio di Po;

  • Inagibilità del “bunker” dell’Ospedale di Rovigo, costringendo alla gestione dei detenuti in reparti ordinari tra paura e tensioni.

A tutto questo si aggiunge la bloccata mobilità interna e la mancata scorrimento delle graduatorie, che impediscono ogni possibilità di riorganizzazione o sollievo operativo.

“Abbiamo detto basta”

“Abbiamo atteso a lungo, presentando richieste scritte e verbali ai tavoli sindacali – concludono i segretari Egidio Busatto e Nicola Franco – nella speranza di un miglioramento progressivo. Ma siamo rimasti delusi. Ora diciamo basta”.

Un grido di protesta che non riguarda solo Rovigo, ma un intero sistema sanitario regionale che rischia di collassare sotto il peso delle proprie carenze.