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Sanità di montagna: punteggi doppi e bonus casa per gli infermieri. Ecco le novità

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 14/10/2025

AttualitàGovernoParlamento

 

Premi doppi nei concorsi, bonus casa fino a 3.500 euro e incentivi economici: la strategia del governo per salvare la sanità in montagna

14 ottobre – Con la Legge 131/2025, l’Italia ha deciso di affrontare uno dei nodi più critici delle aree interne: la desertificazione sanitaria delle zone montane. Dietro un articolato impianto normativo che punta al riequilibrio territoriale e alla valorizzazione delle terre alte, spicca il capitolo sanitario, con misure concrete che riconoscono, premiano e incentivano l'impegno degli operatori sanitari in territori oggettivamente svantaggiati.

Il problema è noto da anni: carenza di medici e infermieri, ospedali ridimensionati, tempi d’intervento più lunghi, servizi specialistici rari. Una spirale che ha spinto molti residenti a lasciare i piccoli comuni montani. Oggi, la Legge 131/2025 cerca di invertire questa tendenza, rendendo attrattivo, anche economicamente, il lavoro nelle strutture sanitarie d’alta quota.

Punteggio doppio nei concorsi: finalmente un riconoscimento concreto

Una delle novità più rilevanti riguarda la valorizzazione dell’esperienza maturata in montagna: il servizio prestato dagli operatori sanitari in comuni montani raddoppia il suo peso nei concorsi pubblici. Per ogni anno lavorato in queste aree, chi partecipa a selezioni per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) riceverà un punteggio doppio rispetto a chi ha operato altrove. Inoltre, tre anni di servizio in montagna diventano titolo preferenziale per accedere a ruoli apicali, come quello di direttore sanitario.

In sostanza, chi lavora in condizioni più difficili guadagna una corsia preferenziale nella carriera. Un messaggio forte: la montagna non è più penalizzante, ma un acceleratore professionale.

Casa agevolata: contributi fino a 3.500 euro l’anno

Non è solo una questione di carriera. Vivere e lavorare in montagna implica costi e sacrifici, a partire dalla casa. La legge prevede un contributo annuale per chi prende in affitto o acquista un’abitazione in un comune montano (o limitrofo) e lavora in una struttura sanitaria locale.

Il beneficio è sotto forma di credito d’imposta:

  • Fino a 2.500 euro per affitto o mutuo (coprendo il 60% del canone o rata annua).

  • Fino a 3.500 euro nei comuni con meno di 5.000 abitanti dove insistono minoranze linguistiche storiche (come ladini, sloveni, occitani), che costituiscono almeno il 15% della popolazione.

Misure che mirano a compensare l’isolamento e i disagi logistici, riducendo l’impatto economico del trasferimento in aree poco servite e difficilmente raggiungibili.

Bonus montagna: un “extra” in busta paga per chi resta

Per trattenere chi già lavora in montagna e incentivare la permanenza a lungo termine, è prevista l’introduzione di un emolumento aggiuntivo, variabile e accessorio, da definire nei contratti collettivi. Il fondo destinato a questa misura ammonta a 20 milioni di euro l’anno, da suddividere tra tutte le professioni coinvolte: medici, pediatri, infermieri, specialisti ambulatoriali, veterinari e altri sanitari convenzionati con il SSN.

A decidere come distribuire queste risorse sarà un decreto del Ministero della Salute. Inoltre, le Regioni potranno integrare gli incentivi, nei limiti delle risorse disponibili, ad esempio premiando chi mantiene uno studio di medicina generale attivo in montagna.

Una scelta politica strutturale, non emergenziale

La Legge 131/2025 non nasce come risposta tampone a una crisi, ma come azione strutturale e di sistema. Punta a dare centralità alle montagne – finora relegate ai margini della pianificazione sanitaria – e lo fa all’interno di un disegno più ampio di riequilibrio territoriale, ambientale e sociale.

Nella sua parte generale, la legge richiama esplicitamente la Costituzione (art. 44 e 119) e il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, qualificando la crescita delle zone montane come interesse nazionale strategico. Non solo sanità, quindi, ma anche scuola, cultura, mobilità, turismo e biodiversità: tutti settori interconnessi, la cui vivibilità passa anche attraverso il presidio sanitario.

Sanità di prossimità: dalla teoria alla prassi

La legge 131/2025 mette in pratica il principio della sanità di prossimità, uno dei cardini del PNRR. Ma qui non si parla solo di tecnologia o telemedicina: il cuore pulsante resta la presenza fisica del personale. Medici, infermieri, OSS, pediatri, specialisti ambulatoriali – sono loro i veri agenti del cambiamento.

La sfida ora è attuare le norme in tempi certi. I decreti attuativi, attesi entro fine anno, dovranno definire i criteri operativi: quali comuni sono “limitrofi” e idonei al beneficio, come si gestiscono i controlli, chi monitora i risultati. Il rischio, altrimenti, è che una buona legge resti inapplicata.

Montagne presidiate, comunità protette

In un’Italia che invecchia, si svuota e si frantuma territorialmente, la sanità montana è una cartina di tornasole. Investire sugli operatori sanitari non è solo questione di servizi: è una scelta di coesione, equità e civiltà.

La legge 131/2025 apre un varco. Ora tocca a Regioni e Aziende sanitarie cogliere l’opportunità e trasformarla in realtà concreta. Perché senza medici e infermieri, non c’è montagna che tenga. E senza montagna, non c’è Italia che regga.