3000 tra infermieri e operatori sanitari contagiati in Lombardia: mancano protezioni e non si eseguono i tamponi
“Le aziende sanitarie devono mettere i professionisti nelle condizioni di lavorare in totale sicurezza. Se è vero che gli operatori sanitari non possono essere messi in quarantena per il solo fatto di essere venuti a contatto con persone infette è altresì vero che, proprio a causa dell’ignoranza dell’eventuale positività del paziente, i lavoratori devono utilizzare tutte le precauzioni del caso. Sono tremila in Lombardia gli operatori sanitari positivi a Covid-19”.
Questa la richiesta di Donato Cosi, coordinatore regionale e segretario NurSind Monza e Brianza, inviata tramite una lettera diffida alle aziende sanitarie della Lombardia (inviata da tutte le segreterie NurSind della Regione), anche al Presidente della Regione Attilio Fontana, all’Assessore al Welfare Giulio Gallera e per conoscenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro della Salute Roberto Speranza.
La situazione negli ospedali della Lombardia sta precipitando. Oltre alla mancanza di disposizioni di sicurezza per evitare il contagio (facciali filtranti FFP2 e FFP3, calzari, tute protettive, camici impermeabili monouso, guanti e visiere), gli operatori sanitari asintomatici (ma che sono venuti a contatto con pazienti Covid positivi) non vengono sottoposti al tampone.
“Non possiamo andare avanti così - incalza Donato Cosi - È inutile che la Regione Lombardia metta restrizioni a chi porta il cane a fare i bisogni o a chi corre al parco se poi manda nelle corsie degli ospedali operatori che possono essere stati contagiati, ma che non lo sanno perché non vengono sottoposti al tampone, continuando a lavorare e a interagire con le persone”.
Con la nuova disposizione regionale solo gli operatori sanitari sintomatici possono fare il test, gli altri pur avendo avuto contatti con pazienti positivi ma non presentando febbre e/o tosse non vengono sottoposti al tampone.
Una stoccata anche contro il Governo che con il Decreto Cura Italia prevede un bonus di 100 euro nella busta paga degli infermieri per il mese di marzo.
“Ci definiscono eroi e poi la nostra vita vale solo 100 euro - conclude - Siamo professionisti che rischiamo, come molti altri, la nostra vita in questa lotta contro il tempo. Con questa mancia ci sentiamo umiliati e presi in giro. Che quei soldi vengano utilizzati per eseguire i tamponi agli operatori sanitari e farli lavorare in sicurezza: le Asst non ci possono fornire solo mascherine filtra batteri”.
A cura di Barbara Apicella
Ufficio Stampa NurSind Monza e Brianza