Ve lo dico io chi è il paziente zero
Nell’ultimo mese, ovvero da quando è esplosa l’epidemia di Coronavirus in Italia, uno degli argomenti che ha appassionato gli italiani è stato il “giallo internazionale” del paziente zero. Chi ha portato il virus in Italia? Un italiano al rientro da un viaggio in Cina? Un turista cinese? Un tedesco (che sembra l’ipotesi più attendibile)?
Non saprei con certezza, ma non è di una persona fisica che vorrei parlarvi. Il paziente zero, semmai se ne scoprissero le generalità, passerebbe alla storia come un vettore inconsapevole, uno che ha dato un passaggio ad un virus da un paese all’altro, uno che potrebbe essere chiunque. Sicuramente non un untore che, in maniera dolosa, avrebbe facilitato intenzionalmente la diffusione della pandemia.
No, non è di costui che voglio dibattere, ma dell’unico, vero “paziente zero”: quello che ha dato il via ai drammi di queste settimane. Quello che con decisioni economico-politiche dolose ha ridotto il Sistema Sanitario Italiano nello stato in cui si presenta oggi, così come drammaticamente lo vediamo.
Nell’ultimo decennio il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha subito una drastica dieta: in 10 anni sono stati chiusi circa 200 ospedali, tagliati 45 mila posti letto, ridotto di 10 mila unità il personale medico (tra ospedalieri e convenzionati) e di 11 mila quello infermieristico.
Sia la corsa ai tagli che quella al risparmio hanno sempre rappresentato l’obiettivo principale delle regioni, le quali hanno saputo premiare generosamente quei Direttori Generali capaci più di altri di tagliare costi “superflui”. Tra i tanti esempi, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca che, nell’agosto del 2017, ha aumentato il mensile di tutti i dirigenti del 20%, dai 15 ai 20 mila euro annui in più. Oppure il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha assegnato ben 40 mila euro a tutti i dirigenti, facendo balzare gli stipendi da 110 mila euro a 150 mila euro annui.
E Formigoni? Cosa vogliamo dire della “brillante” Lombardia? Che ormai più della metà delle attività sanitarie accreditate sono erogate da strutture private? Regione eccellente, si. Ma a quale prezzo?
Per carità, non sarò certo io a dire che il cosiddetto “sistema pubblico” non abbia peccato di sprechi e ruberie. Se volessimo elencarli non basterebbero le pagine di un’enciclopedia universale! Ma l’esercizio del buon management va fatto seguendo principi etici e non di convenienza politica o, peggio, di casta.
Ad esempio, tutte le politiche di de-ospedalizzazione attuate da alcune regioni sono sicuramente giuste, dal momento in cui si cerca di umanizzare e risparmiare, ma chiudere posti letto senza potenziare il territorio è da criminali! Si taglia in maniera indiscriminata senza offrire alternative valide ai cittadini.
Così come è accaduto, negli anni, per le mancate sostituzioni dei pensionamenti del personale sanitario, in particolare gli infermieri che, come detto, sono diminuiti di 11 mila unità solo negli ultimi 10 anni.
Molte regioni (tra le quali la “blasonata” Lombardia) si ostinano a calcolare il fabbisogno del personale infermieristico attraverso l’obsoleto calcolo del minutaggio assistenziale. Un sistema che andava bene (forse) negli anni Ottanta, ma che oggi espone a pericolosissime abitudini organizzative. Un sistema che, come NurSind, abbiamo più volte denunciato e che oggi, di fronte all’epidemia di Coronavirus, si manifesta in tutta la sua fragilità e vulnerabilità.
Il paziente zero, dunque.
Di chi è la responsabilità dei numerosi decessi?
Di un inconsapevole viaggiatore, tedesco, cinese o italiano che sia, o di un apparato politico che è stato incapace di gestire il sistema sanitario che, sia detto, regge solo grazie all’abnegazione degli operatori?
Se il fabbisogno del personale infermieristico fosse stato determinato da un metodo basato sulla complessità assistenziale e non sul minutaggio, avremmo avuto, oggi, nelle strutture pubbliche, sufficiente personale infermieristico capace di fronteggiare l’emergenza?
Ci sarebbero stati, oggi, i numeri per fronteggiare l’epidemia di Coronavirus?
Si sarebbe potuto, oggi, salvare qualche vita in più?
Ai posteri l’ardua sentenza…