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Cinquanta giorni di ricovero per polmonite Coronavirus. All’infermiera negato il premio il bonus Covid

Gabriella racconta la sua storia- Video

 

Cinquanta giorni di ricovero lontano dal marito e i suoi tre figli. La paura di un virus di cui così poco si sa, come allora. La rabbia di essersi vista negare addirittura il “premio Covid” perché assente: “Certo, ero ricoverata perchè ho contratto il Covid. Ultima beffa”.

Non è un premio quello gli Infermieri vogliono, è vero, lo hanno gridato  in un lungo e largo per tutto lo stivale, dal 20 maggio partendo da Torino fino a Roma con il flash mob che va a chiudere questa prima tornata di manifestazioni targate NurSind.

Riconoscimento professionale e riconoscimento economico non una tantum ma definitivo attraverso il rinnovo contrattuale, è stato il mantra dei flash mob da nord a sud, ma non per questo hanno dimenticato di rivendicare i tanto declamati bonus istituiti con il Decreto Rilancio, che negoziati a livello regionale hanno creato situazioni di folle iniquità:

il bonus che ha avuto come base di divisione la presenza a lavoro nei mesi di pandemia, hanno premiato i lavoratori in smart working tanto quanto gli infermieri che hanno lottato faccia a faccia con il Covid, dimenticando chi di Covid si è ammalato mentre assisteva i pazienti a mani nude e senza DPI.

E’ la storia di Gabriella un’infermiera di pronto soccorso del San Camillo, che racconta la sua storia, l’infezione, marito e figli in quarantena sintomatici senza mai un tampone, la beffa del premio negato.

 

da RomaToday