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Legame tra formazione condotta con simulazione e riduzione del rischio clinico

Giuseppe Romeodi
Giuseppe Romeo
Pubblicato il: 03/03/2021

NursingProfessione e lavoro

Che legame c’è tra rischio clinico e simulazione?

 

La gestione del rischio clinico è un processo sistematico che richiede una crescita della cultura della sicurezza. In ambito sanitario l’errore è fonte di rischio e nel contempo fornisce una risorsa preziosa di apprendimento: la simulazione favorisce questa modalità di apprendimento, in quanto consente di costruire un bagaglio di errori da cui attingere, senza causare danni, operando in sicurezza e senza esporre a rischio il paziente, contribuendo, in maniera rilevante, a portare l’operatore verso un cambiamento positivo dei propri atteggiamenti.

In simulazione è possibile ricreare quasi tutti gli scenari di attività clinica e relazionale, fare analisi e far emergere, attraverso il debriefing strutturato, riflessioni e considerazioni che acquisiscono un valore prezioso sia in termini di performance individuale che di interazione nel gruppo.

La simulazione può dare un contributo notevole nel campo della gestione del rischio clinico sia come azione proattiva consentendo di testare e perfezionare procedure ed attività per le quali non è possibile verificarne in maniera esauriente l’esposizione al rischio; sia come azione reattiva permettendo la ricostruzione di eventi accaduti che necessitano di essere analizzati attraverso la ricostruzione e simulazione di eventi vissuti, mettendo in pratica il CRM.

La gestione del rischio clinico non può però limitarsi ad intervenire sul singolo e sul gruppo, il suo è un ambito che abbraccia l’intero sistema. Si può rispondere a questa esigenza attraverso la simulazione traslazionale, che si presta molto bene per interventi mirati su procedure e processi specifici, quali ad esempio checklist e protocolli operativi, piuttosto che sul partecipante e il suo apprendimento individuale. Sebbene l’errore sia antico quanto l’uomo, sono cambiati i metodi e gli strumenti di analisi e prevenzione dei potenziali danni che possono derivarne, ecco perché si vanno affermando la cultura del rischio clinico, in quanto la prevenzione degli errori passa attraverso un cambiamento culturale; la cultura della sicurezza, che va acquisita e diffusa capillarmente attraverso moderne modalità formative, quali la simulazione; la cultura della responsabilità, ossia della consapevolezza da parte di tutti gli operatori sanitari che la sicurezza del paziente richiede un impegno personale.

 

Conclusioni

 

In conclusione, è possibile affermare che la pianificazione di programmi formativi che prevedano la simulazione nelle sue diverse forme risulta più efficace e fortemente orientata a raggiungere risultati in sviluppo di competenze e miglioramento delle prestazioni infermieristiche erogate sia individualmente che in team. Nell’attuale panorama della tutela e salvaguardia della salute è assolutamente indispensabile adottare tutte le strategie disponibili e innovative per fare in modo di garantire sicurezza dell’assistenza nei confronti della persona assistita, alta qualità degli standard prestazionali e professionisti capaci di alte performance in contesti continuamente mutevoli. E’ assolutamente necessario innescare un processo che consenta di ottenere, attraverso la formazione, miglioramenti reali nell’agire professionale quotidiano. Pertanto, l’utilizzo delle modalità attive e fortemente coinvolgenti che caratterizzano la simulazione, consentono un approccio più favorevole nei confronti della formazione e ne rendono gli apprendimenti più duraturi. Inoltre, consentono di sviluppare competenze afferenti all’area relazionale ed emotiva che altrimenti verrebbero lasciate all’individualità del singolo professionista e al background esperienziale che questi è in grado di esprimere.