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Dal 2023 stop alla contenzione meccanica nei luoghi di cura. Ecco come nel documento del Ministero

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 29/06/2021

Leggi e sentenzeProfessione e lavoro

Dal 2023 non sarà più consentito usare la contenzione meccanica nei luoghi di cura. E’ questo l’obiettivo del documento messo a punto dal Ministero della Salute ed inviato, per essere approvato, alle Regioni ed ai Comuni - Accordo per il superamento della contenzione meccanica 

La bozza del documento, sottolinea come la contenzione meccanica, utilizzata per l’immobilizzazione, totale o parziale, delle persona, tramite l’uso di cinghie, lacci, fasce, polsini, cinture, spondine, è un atto di limitazione della libertà personale  e lesivo della dignità umana, principi sanciti come inviolabili dalla Costituzione – spiega ancora -  come la contenzione meccanica non sia l’unica forma di limitazione, ma a questa si aggiunge ancora la contenzione fisica, ambientale e farmacologica.

La contenzione meccanica, di pratica comune nei luoghi di cura e maggiormente nei Servizi psichiatrici di Diagnosi e cura (SPDC), se prolungata, produce esiti psico-fisici negativi con esiti infausti fino alla morte.

Nel documento si evidenzia ancora come gli operatori ricorrano alla contenzione meccanica a causa “dell’aggressività minacciata o agita dal paziente verso se stesso o gli altri”. Inoltre frequentemente la giustificazione fornita è la carenza di personale ma come dice il Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti “Questa motivazione è fallace”.

Come superare quindi la l’uso della contenzione? Il Ministero fornisce 7 raccomandazioni

- Attivare percorsi di riconoscimento delle pratiche limitative delle libertà personali
- Assumere iniziative per conoscere e monitorare la contenzione meccanica
- Garantire le attività di formazione a tutte le operatrici e gli operatori
- Rispettare i diritti e la dignità delle persone
- Organizzare servizi di salute mentale e di NPIA integrati, inclusivi e radicati nel territorio
- Garantire la qualità dei luoghi di cura e l’attraversabilità dei servizi
- Promuovere il lavoro di equipe e il lavoro in rete.

 

Da Quotidiano Sanità