Dal 2023 stop alla contenzione meccanica nei luoghi di cura. Ecco come nel documento del Ministero
Dal 2023 non sarà più consentito usare la contenzione meccanica nei luoghi di cura. E’ questo l’obiettivo del documento messo a punto dal Ministero della Salute ed inviato, per essere approvato, alle Regioni ed ai Comuni - Accordo per il superamento della contenzione meccanica
La bozza del documento, sottolinea come la contenzione meccanica, utilizzata per l’immobilizzazione, totale o parziale, delle persona, tramite l’uso di cinghie, lacci, fasce, polsini, cinture, spondine, è un atto di limitazione della libertà personale e lesivo della dignità umana, principi sanciti come inviolabili dalla Costituzione – spiega ancora - come la contenzione meccanica non sia l’unica forma di limitazione, ma a questa si aggiunge ancora la contenzione fisica, ambientale e farmacologica.
La contenzione meccanica, di pratica comune nei luoghi di cura e maggiormente nei Servizi psichiatrici di Diagnosi e cura (SPDC), se prolungata, produce esiti psico-fisici negativi con esiti infausti fino alla morte.
Nel documento si evidenzia ancora come gli operatori ricorrano alla contenzione meccanica a causa “dell’aggressività minacciata o agita dal paziente verso se stesso o gli altri”. Inoltre frequentemente la giustificazione fornita è la carenza di personale ma come dice il Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti “Questa motivazione è fallace”.
Come superare quindi la l’uso della contenzione? Il Ministero fornisce 7 raccomandazioni
- Attivare percorsi di riconoscimento delle pratiche limitative delle libertà personali
- Assumere iniziative per conoscere e monitorare la contenzione meccanica
- Garantire le attività di formazione a tutte le operatrici e gli operatori
- Rispettare i diritti e la dignità delle persone
- Organizzare servizi di salute mentale e di NPIA integrati, inclusivi e radicati nel territorio
- Garantire la qualità dei luoghi di cura e l’attraversabilità dei servizi
- Promuovere il lavoro di equipe e il lavoro in rete.
Da Quotidiano Sanità