Infermieri 118: no a protocollo infarto. 20 minuti in ambulanza ad aspettare parere di tre medici
“Lo scorso aprile, in un intervento, a Beinasco, l’attesa del responso per un sospetto infarto è durata 20 minuti”. A raccontarlo sono alcuni dei rappresentanti sindacali che si sono scagliati contro il nuovo protocollo di intervento riguardante l’infarto.
Gli operatori sanitari del 118 bocciano il nuovo sistema di teletrasmissione dei referti, che doveva essere rivoluzione e che invece si è rivelato pericoloso per i pazienti e per la prontezza dell’intervento e motivo di aggressione nei confronti di infermieri e medici a bordo delle ambulanze, chiamati a soccorrere i cittadini.
La nuova procedura prevede che una volta che l’ambulanza di soccorso avanzato raggiunge l’indirizzo dell’intervento, l’equipe esegue l’elettrocardiogramma sul paziente; se a bordo c’è un medico, tocca a lui dare una prima interpretazione del tracciato che poi va trasmesso a un secondo medico della centrale operativa del 118. Da qui l’elettrocardiogramma viene inoltrarlo al cardiologo di guardia dell’ospedale, cui compete l’esame e la formulazione di un referto entro 5 minuti. A questo punto il responso torna alla centrale operativa: il medico in servizio alla consolle di controllo completa il passaparola di ritorno informando l’equipe dell’ambulanza rimasta in attesa: sì al ricovero del paziente in un reparto specializzato, no resta dov’è, il malore è un falso allarme.
Gli operatori sanitari, fanno notare come in questo passaparola e trasmissione di referti, si perda del tempo prezioso, fattore cruciale. L’infarto è una malattia associata ad elevata mortalità se non adeguatamente trattata, che richiede l’attivazione del sistema di soccorso urgente sul territorio (118) e l’arrivo del paziente presso un ospedale dotato di tutte le potenzialità di trattamento della malattia, nel più breve tempo possibile.
Il nuovo protocollo oltre che un rischio per la salute collettiva, lo è anche per gli operatori sanitari, spesso costretti ad arginare la violenza dei parenti del malcapitato, che non si spiegano, come mai l’ambulanza non parta.
Con un documento inviato all’amministrazione regionale e ai vertici sanitari, i rappresentanti dei soccorritori hanno chiesto subito un’inversione di rotta.
Da La Stampa