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La sindrome del Turnista: 5 criteri per capire se ne soffri

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 18/01/2024 vai ai commenti

FormazioneProfessione e lavoro

Gentili lettori,

Siamo lieti di presentarvi "InfermiereNotturno", la vostra risorsa professionale nella sezione formazione, dedicata alla pratica infermieristica notturna. Questa rubrica, che sarà disponibile ogni lunedì, mercoledì e venerdì, fornirà approfondimenti specializzati su aspetti chiave della vostra professione.

 

La fisiologia del sonno

L’alternanza tra il sonno e la veglia è regolata da diversi meccanismi, tra cui un processo omeostatico che tiene traccia della necessità di sonno in proporzione alla durata dello stato di veglia precedente e un processo circadiano che sovrintende alla distribuzione temporale della veglia e del sonno, con la determinazione di finestre permissive di maggior propensione all’uno o all’altro stato.

Nei mammiferi e quindi anche nell’uomo, il centro del controllo circadiano è localizzato in una struttura cerebrale definita nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo che funziona da pacemaker, in grado di regolare il sonno e gli altri ritmi biologici.

In condizioni normali, l’attività del nucleo è influenzata dalla stimolazione luminosa proveniente dalla retina (durante il giorno) e dalla secrezione di melatonina (durante la notte), che permettono di mantenere l’orologio interno dell’organismo in sintonia con il ciclo luce-buio dell’ambiente esterno, adattando così il ritmo circadiano endogeno dell’essere umano, stimato intorno alle 25 ore, con il ritmo esogeno che è di 24 ore.

I disturbi del ritmo circadiano originano da una richiesta di armonizzazione tra il ritmo circadiano endogeno e quello esogeno, a cui il nucleo soprachiasmatico non riesce a far fronte, con la comparsa di fatica, scarsa performance lavorativa, disturbi del sonno quali le difficoltà di addormentamento o di risveglio agli orari desiderati.

Secondo l’International Classification of Sleep Disorders (ICSD) prodotto dall’American Academy of Sleep Medicine (AASM) in associazione con l’European Sleep Research Society (ESRS), la Japanase Society of Sleep Research e la Latin American Sleep Society, suddivide in 8 categorie maggiori I disturbi del sonno:

  • Insonnia
  • Disturbi respiratori legati al sonno
  • Ipersonnie di origine centrale (non dovute a un disturbo del ritmo circadiano o alla respirazione correlata al sonno)
  • Disturbi del ritmo circadiano del sonno
  • Parasonnie
  • Disturbi del movimento legati al sonno
  • Altri disturbi del sonno 
  • Sintomi isolati, varianti apparentemente normali e problemi irrisolti.

Insonnia

È difficoltà ad iniziare, mantenere o consolidare il sonno oppure ad ottenere un sonno di buona qualità, nonostante il soggetto abbia a disposizione tempo e condizioni idonee. Può essere a breve termine o cronica.

 

Disturbi respiratori legati al sonno

Il sonno può essere peggiorativo di alcune patologie respiratorie o esserne la causa scatenante. Peggiorativo di patologie come ad esempio la BPCO, l’asma o disturbi del respiro da patologie neuromuscolari, perché durante il sonno vi è una diminuita reattività dei chemorecettori delle parti molli che costituiscono l’orofaringe, inoltre la posizione orizzontale riduce l’efficacia meccanica del sistema toracoaddominale, con una riduzione relativa della capacità funzionale residua. Durante il sonno REM il tono muscolare viene completamente abolito, pertanto la dinamica respiratoria risulta ulteriormente penalizzata.

Quando il sonno è causa scatenante della patologia, siamo di fronte alle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSA), ovvero episodi ricorrenti di riduzione (ipopnea) o interruzione (apnea) del flusso aereo, conseguenti al restringimento o al totale collabimento dei tessuti faringei.

I soggetti che presentano una Sindrome delle Apnee Ostrut­tive nel Sonno (OSAS) hanno una sintomatologia spesso molto ricca e costituita da: eccessiva sonnolenza diurna con colpi di sonno anche frequenti ed in situazioni inopportune, cefalea mattutina, bocca secca al risveglio per un respiro orale con bisogno frequente di bere durante la notte, decadimento cognitivo, disturbi psicologici con mutamento di carattere, disfunzione erettile.

L’apnea termina nel momento in cui l’ipossiemia, associata all’ipercapnia, e l’incremento della pressione intratoracica, causata dalla contrazione dei muscoli addominali, determinano una superficializzazione del sonno con comparsa di microrisvegli, che ripristinano il tono muscolare e permettono la riapertura delle vie aeree superiori.

 

Ipersonnie di origine centrale (non dovute a un disturbo del ritmo circadiano o alla respirazione correlata al sonno)

Delle ipersonnie di origine centrale, la patologia più rappresentativa è la narcolessia, ovvero presenza di sonnolenza patologica con

colpi di sonno spesso incoercibili, associata o meno ad episodi di cataplessia (improvvisa perdita di tono muscolare, specie in risposta a stimoli emotivi).

 

Parasonnie

Le parasonnie sono un gruppo ampio ed eterogeneo di disturbi, consistenti in manifestazioni indesiderate che accompagnano il sonno (all’addormentamento, all’interno del sonno oppure

in occasione dei risvegli) e spesso lo disturbano.

Disturbi del movimento nel sonno

I disturbi del movimento correlati al sonno sono costituiti da atti motori involontari, semplici e stereotipati, che peggiorano la qualità del riposo notturno.

  • Sindrome delle gambe senza riposo
  • Movimenti periodici degli arti (Periodic Limb Movements, PLM)
  • Bruxismo

Disturbi del ritmo circadiano

I disturbi del ritmo circadiano sono di due forme, una endogena, come la sindrome di anticipata e ritardata fase del sonno e una esogena, dovuta a fattori esterni.

Nella sindrome da anticipata fase di sonno il soggetto tenderà a svegliarsi ed addormen­tarsi precocemente rispetto agli orari usuali. Ciò può portare ad una deprivazione di sonno cronica, che talvolta sfocia nella depressione, con cui spesso questa sindrome è confusa, vista la tendenza ad un importante risveglio precoce.

Nella sindrome da ritardata fase di sonno il risveglio e l’addormentamento sono tardivi, la mattina pertanto il soggetto avvertirà una sleep drunkenness (ubriacatura da sonno), talvolta associata ad un vero e proprio stato sub-confusionale prolungato. Al paziente viene spesso diagnosticata erroneamente una insonnia iniziale.

Due sono le forme di origine esogena. La sindrome da jet-lag è una temporanea dissocia­zione tra l’orologio endogeno e l’orario esterno e può colpire chi compie voli transmeridiani (attraversando almeno 2 fusi orari). Si associa a sintomi come insonnia, disturbi gastrointesti­nali, irritabilità e calo delle prestazioni.

La sindrome del turnista (Shift-Work Syndrome) è invece provocata dalla sovrapposizione ripetuta tra i turni di lavoro e gli orari fisiologici del sonno.

 

La sindrome del turnista

Tra i disturbi del ritmo circadiano c’è la Sindrome del Turnista: paragonabile ad una condizione di jat-leg cronico, in cui il soggetto

sperimenta sintomi compatibili con insonnia nelle ore serali e sonnolenza diurna.

Nel tempo questa ingenera una deprivazione cronica di sonno con

peggioramento anche della performance diurna.

Questo deriva dal fatto che i lavoratori notturni svolgono i propri compiti in un momento temporale che è in conflitto con i segnali provenienti dall’orologio circadiano, che propenderebbero verso il sonno.

L’interferenza sul livello di vigilanza da parte del lavoro a turni, in particolare quello comprendente il periodo notturno, va attentamente valutata, perché potenzialmente foriera di problemi di salute anche gravi. Il lavoratore notturno deve mantenere uno stato di veglia attiva in un periodo del nictemero (periodo di 24 ore che comprende un giorno e una notte) in cui l’organismo richiederebbe di dormire.

Successivamente, per recuperare, questi cerca di dormire quando il sistema biologico circadiano è orientato alla veglia. Tale disorganizzazione temporale può avere delle importanti ripercussioni sullo stato di salute, ma anche creare problemi di sicurezza e prestazione.

Questa mancata corrispondenza, contribuisce alla vigilanza ridotta ed alle scarse prestazioni di lavoro durante il turno di notte e, ad un sonno diurno di recupero, spesso inadeguato.

La ICSD 3 individua i seguenti criteri diagnostici per la sindrome del turnista:

  1. la sintomatologia è caratterizzata da insonnia e/o eccessiva sonnolenza, accompagnate da una riduzione del tempo totale di sonno, temporalmente associate a turni di lavoro che si sovrappongono ripetutamente agli orari abituali del sonno;
  2. i sintomi sono presenti in rapporto col turno di lavoro per almeno tre mesi;
  3. il diario del sonno (insieme al monitoraggio con l’actigrafo, meglio se dotato di sensori di luce) tenuto per almeno 14 giorni (comprendenti periodi di lavoro e di riposo) dimostra una perturbazione del ritmo circadiano sonno-veglia;
  4. i disturbi della vigilanza non sono giustificati da un’altra patologia del sonno concomitante, da patologie mediche, neurologiche o psichiatriche, da uso di farmaci o di droghe.
  5. I sintomi possono essere sia diurni che notturni: sonnolenza diurna o durante il turno di notte, calo delle prestazioni, insonnia notturna, incapacità di recuperare con il sonno diurno post-turno. Possono insorgere anche sintomi psichiatrici (come una sindrome ansioso-depressiva, irritabilità, ritiro sociale) e sintomi organici (ipertensione arteriosa, aritmie cardiache, dispepsia, gastroduodenite, ulcera peptica, colite, dismetabolismi e alterazione dei parametri della coagulazione). Una conseguenza non rara dei disturbi psichiatrici e di vigilanza è rappresentata dal ricorso a sostanze psicotrope, anche in abuso.

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Ritmi Circadiani e Lavoro Notturno