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Attenti a ciò che mangiate: la pericolosità dell’alimentazione “occidentale”

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 13/08/2024 vai ai commenti

AttualitàStudi e analisi

In uno studio recente pubblicato sulla rivista Nature Medicine (per consultare la pubblicazione, cliccate qui), i ricercatori hanno esaminato gli effetti negativi delle diete occidentali sulla salute umana.

Ad eccezione degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, è stato osservato in tutto il mondo un aumento del consumo di prodotti alimentari trasformati ricchi di zuccheri raffinati, grassi e sali. Questo cambiamento nelle abitudini alimentari, spesso definito “occidentalizzazione delle diete”, è stato ampiamente attribuito all’accessibilità e alla reperibilità di questi prodotti alimentari.

Nonostante i benefici economici associati al consumo di una dieta occidentale, il consumo costante di questi prodotti alimentari può aumentare il rischio di malattie croniche e non trasmissibili.

Malattie come ictus, ischemia cerebrale, infarto miocardico, cardiopatia ischemica, obesità, diabete di tipo 2, malattia epatica steatosica correlata a disfunzione metabolica, malattia infiammatoria intestinale (IBD) e cancro al colon.

Diversi studi hanno documentato gli effetti deleteri della dieta occidentale sulla composizione del microbioma intestinale umano. La ridotta assunzione di fibre alimentari e la loro sostituzione con additivi alimentari come emulsionanti e dolcificanti artificiali ha portato alla rarefazione microbica, che si riferisce a una riduzione della diversità e dell’abbondanza di microrganismi cruciali all’interno del microbioma intestinale.

Le stime attuali indicano che fino al 66% dei decessi correlati all’obesità in tutto il mondo sono dovuti a malattie cardiovascolari. Il colesterolo alimentare, spesso presente in alte concentrazioni negli alimenti occidentali, può facilitare l’accumulo di lipoproteine a bassa densità (LDL), aumentando così il rischio di cardiopatia aterosclerotica. Allo stesso modo, alcool, grassi saturi e carboidrati in eccesso, tutti componenti caratteristici delle diete occidentali, possono portare a livelli elevati di trigliceridi sierici.

La trimetilammina N-ossido (TMAO) è un metabolita epatico della trimetilammina prodotto dal metabolismo della colina e della L-carnitina, entrambe presenti nei prodotti a base di carne rossa.

Elevate concentrazioni plasmatiche di TMAO sono associate a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, in particolare di cardiopatia ischemica.

Cibi ultra-processati e ingredienti infiammatori, tutti presenti in alte concentrazioni nella dieta occidentale, aumentano il rischio di sviluppare malattie infiammatorie intestinali. In alternativa, l’aderenza a una dieta mediterranea, associata al consumo di frutta, verdura e cereali integrali, può ridurre il rischio di morbo di Crohn e persino prevenire lo sviluppo di altre malattie infiammatorie intestinali.

La crescente prevalenza di diverse malattie del fegato, alcune delle quali includono steatosi epatica, cirrosi e carcinoma epatocellulare, è stata anche attribuita all’occidentalizzazione delle diete.

I modelli alimentari sani, tra cui la dieta mediterranea, spesso prevedono il consumo di alimenti di origine vegetale come verdure, frutta, cereali, latticini e oli vegetali, limitando al contempo il consumo di alimenti trasformati, zucchero raffinato, grassi saturi, carne rossa, sale, additivi alimentari, alcool e cibi in scatola. La combinazione di aderenza a una dieta mediterranea ed esercizio fisico quotidiano può supportare la perdita di peso nei pazienti con malattia epatica associata a disfunzione metabolica, così come negli individui sovrappeso o obesi.

Nei modelli di adenocarcinoma colorettale, le diete ricche di fibre possono migliorare le risposte antitumorali riducendo al contempo le dimensioni del tumore.

Pertanto, rimane un’urgente necessità per i professionisti della sanità (in particolare quella pubblica) di aumentare la consapevolezza degli effetti dannosi di una dieta occidentale insieme a discussioni più ampie sulla convenienza e la sostenibilità di diete sane.

 

 

Riferimento bibliografico:

Adolph T.E., Tilg H. (2024) Western diets and chronic diseases. Nature Medicine