Gli infermieri i bersagli principali delle aggressioni, Speranza (PD) chiede soluzioni urgente
Fenomeno preoccupante in crescita, l’appello per interventi normativi più incisivi
Roma, 11 settembre 2024 – La crescente ondata di aggressioni contro il personale sanitario e socio-sanitario in Italia è al centro dell’interrogazione parlamentare presentata dall'On. Roberto Speranza (PD) alla Camera dei Deputati. Secondo i dati più recenti forniti dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-Sanitarie (ONSEPS), nel 2023 si sono verificati ben 16.000 episodi di aggressione, coinvolgendo circa 18.000 tra operatori e operatrici. Un numero preoccupante, che evidenzia l’ampiezza e la gravità del fenomeno, soprattutto se si considerano le conseguenze psicologiche e fisiche per i lavoratori del settore.
Infermieri, la categoria più colpita
Dall’analisi dell’ONSEPS emerge che la categoria professionale più colpita da tali episodi è quella degli infermieri, seguita dai medici e dagli operatori socio-sanitari. In particolare, due terzi delle vittime di aggressioni sono donne, un dato che sottolinea anche la questione di genere legata alla violenza negli ambienti di cura. Le aggressioni si concentrano principalmente in aree come pronto soccorso, reparti di degenza, servizi psichiatrici e ambulatori, contesti spesso caratterizzati da stress elevato e situazioni di emergenza che sembrano favorire l’escalation di violenze.
Tipologia degli aggressori e forme di violenza
Secondo il rapporto dell’Osservatorio, i pazienti rappresentano il 69% degli aggressori, seguiti dai parenti (28%). La maggioranza delle aggressioni è di tipo verbale (68%), ma un 26% riguarda violenze fisiche, e un ulteriore 6% è rivolto a beni di proprietà. Questo quadro allarmante mette in luce la fragilità degli operatori sanitari di fronte a situazioni di conflitto e disperazione che possono degenerare.
Gli strumenti normativi già in vigore
L'On. Speranza ha ricordato durante l'interrogazione che già nel 2020 il Parlamento ha approvato la legge n. 113 del 14 agosto, che introduce "Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni". Tuttavia, nonostante questo importante provvedimento e altre misure legislative adottate successivamente, il fenomeno non accenna a diminuire, come dimostrano i continui episodi riportati dai media.
L’ultimo episodio di violenza a Foggia
Uno degli eventi più recenti e drammatici si è verificato agli inizi di settembre presso il Policlinico Riuniti di Foggia. Un vero e proprio "raid punitivo" ha coinvolto una cinquantina di persone che hanno fatto irruzione nel reparto di chirurgia toracica per aggredire medici e infermieri, a seguito del decesso di una persona durante un intervento chirurgico. Durante l’aggressione, un chirurgo è stato colpito con pugni al volto, riportando ferite e contusioni, mentre una dottoressa ha subito la frattura di una mano. Altri membri del personale sanitario sono stati costretti a barricarsi in una stanza per sfuggire alla violenza e allertare le forze dell’ordine.
Questo ennesimo episodio di violenza ha riacceso il dibattito sull’efficacia delle misure in atto e ha portato l'On. Speranza a chiedere un intervento urgente e risolutivo.
La richiesta di nuove iniziative normative
Nell’interrogazione, Speranza ha chiesto ai Ministri competenti quali ulteriori iniziative intendano intraprendere per arginare un fenomeno che non solo mette in pericolo la vita degli operatori sanitari, ma contribuisce anche alla crisi del settore. Sempre più professionisti, infatti, stanno abbandonando la propria carriera a causa dei rischi legati alla violenza nei luoghi di lavoro, aggravando così una situazione già segnata dalla carenza di personale.
La richiesta di Speranza è quella di adottare provvedimenti più efficaci e celeri, rafforzando le tutele per chi lavora quotidianamente a stretto contatto con pazienti e famiglie in situazioni di grande tensione emotiva. Tra le possibili misure auspicate figurano il potenziamento della vigilanza, l’implementazione di sistemi di sicurezza avanzati e una maggiore formazione del personale per gestire situazioni di conflitto.
In attesa di una risposta formale da parte del Governo, resta alta la preoccupazione per la crescente esposizione del personale sanitario a minacce e violenze, un problema che rischia di compromettere gravemente il funzionamento del sistema sanitario nazionale.