Intervista a Daniele Carbocci (NurSind). La sanità toscana tra precariato e nuove speranze
In Italia, la Toscana si distingue come la regione che più spende per il personale sanitario assunto tramite contratti interinali. Non solo infermieri, ma anche operatori socio-sanitari (Oss), ostetriche e impiegati amministrativi vengono reclutati per sopperire alle carenze strutturali del sistema sanitario. Su questo tema abbiamo intervistato Daniele Carbocci, segretario territoriale NurSind Pisa e segretario amministrativo del NurSind Nazionale.
Dottor Carbocci, la Toscana è la prima regione per spesa in personale “in affitto”. Cosa pensa di questa situazione?
«Purtroppo questa è una realtà che conosciamo molto bene. La scelta di ricorrere a contratti interinali è nata per tamponare le carenze di personale, un fenomeno che si è acuito nel tempo e che le emergenze, come la pandemia, hanno reso ancora più evidente. Tuttavia, in Toscana le mancanze sono talmente gravi che neppure questo sistema riesce a coprirle adeguatamente.»
Il ricorso al lavoro interinale è sempre stato così massiccio?
«No, all’inizio era un fenomeno più contenuto. Era utilizzato soprattutto nei periodi estivi, quando i colleghi in ruolo erano in ferie. Ma negli anni il precariato è diventato una costante. Gli infermieri e gli operatori socio-sanitari lavorano spesso passando da un contratto a un altro, senza garanzie di continuità. Questo porta inevitabilmente a un sistema sanitario che si regge sulla precarietà, con evidenti ripercussioni sulla qualità dell’assistenza e sulle condizioni lavorative dei professionisti.»
Cosa comporta questa situazione per il personale sanitario e per i pazienti?
«Le ripercussioni sono molteplici. Da un lato, il personale è sottoposto a ritmi di lavoro insostenibili: saltano riposi, ferie e turni di recupero. Dall’altro lato, i pazienti non ricevono quella continuità assistenziale che è essenziale per garantire un servizio sanitario di qualità. È un circolo vizioso: la precarietà porta a instabilità lavorativa, che a sua volta incide negativamente sull’efficienza del sistema.»
Ci sono, però, anche segnali positivi all’orizzonte?
«Sì, voglio sottolineare una buona notizia. Recentemente, Estar ha pubblicato una delibera per un concorso destinato agli infermieri. Anche se prevede l’assunzione di un solo infermiere a tempo indeterminato, la vera novità sta nella creazione di una graduatoria per assunzioni a tempo determinato. Questo potrebbe rappresentare un primo passo verso un approccio più strutturato e stabile per affrontare il problema.»
Quali sono le soluzioni che il NurSind propone per uscire da questa situazione?
«Chiediamo assunzioni stabili. È fondamentale investire sulla sanità pubblica in modo serio e programmatico. Solo così si può garantire continuità assistenziale per i pazienti e valorizzare i professionisti che operano nelle nostre strutture. Inoltre, serve una pianificazione a lungo termine: il precariato non può e non deve essere la risposta strutturale a carenze croniche.»
Un messaggio per chi governa la sanità regionale?
«Il sistema sanitario deve tornare a essere basato su professionalità stabili e riconosciute. È un investimento che non riguarda solo i lavoratori, ma tutta la società. La pandemia ci ha insegnato quanto sia cruciale avere un servizio sanitario efficiente. Ora è il momento di agire, prima che il sistema collassi definitivamente.»