Iscriviti alla newsletter

Il Veneto introduce le bodycam negli ospedali: Difendiamo medici e infermieri dalle aggressioni

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/03/2025

AttualitàCronache sanitarie

 

Zaia: “Siamo i primi in Italia. Servono leggi più dure, non bastano solo le telecamere”

 

Il Veneto diventa la prima regione italiana a introdurre le bodycam per medici e infermieri, un provvedimento che punta a contrastare l’ondata crescente di aggressioni al personale sanitario. Le stesse telecamere utilizzate dalle forze dell’ordine saranno ora un presidio di sicurezza anche nei pronto soccorso e negli ospedali regionali. Un salto di paradigma che affida alla tecnologia un compito finora lasciato alla sola vigilanza fisica e alla deterrenza morale.

Il presidente della Regione, Luca Zaia, lo dice senza giri di parole: “A mali estremi, estremi rimedi”. I dati gli danno ragione: 2.595 episodi di violenza in un solo anno nelle strutture pubbliche venete. “Siamo i primi in Italia a deliberare un provvedimento del genere. Lo Stato deve seguirci: servono pene più dure, non si può tollerare che chi aggredisce i nostri medici e infermieri resti impunito”, ha aggiunto Zaia, rivolgendosi direttamente al governo guidato da Giorgia Meloni.

Ospedali sotto assedio

La misura nasce in risposta a una vera emergenza. La “militarizzazione” degli ospedali, come la definisce lo stesso governatore, non è certo il traguardo auspicato, ma una necessità. “Non vogliamo trasformare gli ospedali in aeroporti, chiudendo le porte come ai gate, ma non possiamo permettere che venga calpestata la sacralità del luogo di cura. Ogni cittadino deve accettare un piccolo sacrificio in termini di privacy per tutelare chi ogni giorno salva vite”, ha dichiarato.

Le bodycam verranno indossate dal personale sanitario durante i turni di lavoro, inizialmente in stand-by. Saranno attivate solo in caso di necessità. Mauro Filippi, direttore generale dell’ASL del Veneto Orientale, spiega che “si tratta di dispositivi leggeri e tecnologicamente avanzati, agganciati alle divise con un magnete. Registrano anche i 30 secondi precedenti l’attivazione, un dettaglio cruciale per ricostruire dinamiche violente”. Le immagini, se non utilizzate, verranno cancellate entro sette giorni.

Tecnologia e prevenzione

La delibera regionale va oltre le bodycam. Verranno installate videocamere intelligenti, capaci di rilevare, tramite intelligenza artificiale, comportamenti potenzialmente pericolosi. A queste si aggiungeranno 7.000 braccialetti digitali per i sanitari, che rilevano eventi anomali — come cadute a terra o movimenti bruschi — attivando allarmi nelle control room.

Il confronto con l’estero

L’Italia arriva tardi rispetto ad altri Paesi. In Regno Unito, ad esempio, l’uso delle bodycam da parte del personale sanitario è stato avviato già nel 2021, dopo che gli episodi di violenza erano aumentati del 30% in due anni. Negli Stati Uniti, in diversi Stati, le bodycam sono utilizzate nei pronto soccorso urbani da quasi un decennio, con risultati concreti: la sola presenza dei dispositivi ha ridotto gli episodi aggressivi fino al 47%, secondo dati dell’American Hospital Association.

L’efficacia delle bodycam: deterrenza o soluzione?

La bodycam è uno strumento, non una soluzione. Zaia lo riconosce: “Possiamo registrare tutto, ma senza leggi più severe che puniscano chi commette violenze, rischiamo di fermarci alla denuncia”. Il tema della privacy, inevitabilmente, entra in gioco. Ma la posta in gioco, ribadisce il governatore, è più alta: la tutela della sicurezza di chi cura.

Il provvedimento veneto potrebbe aprire la strada a un nuovo modello nazionale di protezione del personale sanitario, in un Paese dove ogni giorno medici e infermieri entrano in corsia anche con il timore di non uscirne indenni.