Canavese in emergenza: all’Asl-To4 mancano 400 infermieri, fuga verso Torino
La saturazione del corso di laurea a Ivrea non basta: carenze drammatiche in ospedali e RSA, il NurSind lancia l’allarme.
IVREA - La crisi degli infermieri nell'Asl/To4 si aggrava. Secondo quanot denunciato dal sindacato delle profesiioni infermieristiche NurSind, mancano all'appello circa 400 professionisti su un organico previsto di 1.625. Uba carenza che colpisce duramente Ospedali e RSA del territorio, già messi a dura prova da una riforma sanitaria che punta a rafforzare i servizi di prossimità.
Nonostante la saturazione dei posti disponibili presso il corso di laurea in Infermieristica di Ivrea, il numero di iscritti — appena 75 — non è sufficiente a colmare il fabbisogno. E molti di loro, una volta laureati, scelgono di lavorare altrove, attratti da condizioni più favorevoli, soprattutto a Torino.
“Serve attivare strumenti di fidelizzazione già durante il percorso universitario, per evitare che i nostri infermieri si formino qui e poi vadano via, come sta accadendo da anni” — spiega Giuseppe Summa, segretario territoriale NurSind Torino.
La situazione nelle RSA è definita “drammatica”, con infermieri sempre più difficili da reperire. Negli ospedali, invece, il fenomeno delle uscite si ripete con costanza. Al recente concorso indetto da Azienda Zero, una ventina di infermieri in servizio nell’Asl/To4 ha partecipato con l’obiettivo di trasferirsi a Torino.
“Si tratta spesso di residenti del nostro territorio che scelgono di spostarsi per condizioni lavorative considerate più sostenibili” — afferma Giuseppe Summa.
Dal pronto soccorso di Ivrea sono in partenza altri due professionisti, che si aggiungono ai tre già usciti nelle scorse settimane. Il fenomeno non riguarda solo il Canavese, ma qui il prezzo da pagare è più alto: strutture periferiche, meno attrattive, e maggiori difficoltà organizzative.
“Non possiamo permetterci di restare a guardare” — conclude Giuseppe Summa.
I dati della regione Piemonte
Secondo NurSind, anche a livello regionale la situazione è preoccupante. Nelle università piemontesi, gli iscritti ai corsi di Infermieristica sono inferiori ai posti disponibili: 190 in meno rispetto ai 1.176 messi a bando. Solo dodici mesi fa lo scarto era di 123 unità.
“Una carenza così significativa avrà ripercussioni pesantissime sul sistema sanitario. Le nuove leve riusciranno a malapena a compensare le numerose uscite, lasciando scoperti interi servizi” — dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale NurSind Piemonte.
Il sindacato sottolinea come, a differenza di altre professioni sanitarie, per gli infermieri non si intravedano soluzioni concrete.
“Da tempo chiediamo un focus regionale con risorse e azioni mirate per rendere più attrattiva la professione, ma finora poco o nulla è stato fatto” — continua Francesco Coppolella.
Professionisti in fuga
Alla base del problema, secondo NurSind, ci sono condizioni di lavoro gravose, responsabilità elevate, scarso riconoscimento sociale e stipendi considerati inadeguati. Tutti fattori che rendono la professione poco appetibile.
“Altri settori sanitari sembrano più appetibili, mentre l’infermiere resta intrappolato in un ruolo centrale ma poco valorizzato” — affermano dal NurSind
Il rischio, avverte il sindacato, è che i servizi territoriali previsti dalla riforma rimangano sulla carta, o che reparti e strutture già esistenti siano costretti a ridurre l’attività.
“Senza infermieri i servizi non funzionano, e in certi casi non possono neppure nascere” — conclude Francesco Coppolella