Reclutati dall’Uzbekistan, ma i nostri vanno in Svizzera: sanità lombarda al capolinea
La sanità della Regione Lombardia sta affrontando una crisi strutturale e sempre più acuta legata alla drammatica carenza di personale infermieristico, una problematica che si estende non solo dalle corsie ospedaliere ma anche alle aule accademiche delle università regionali.
Di fronte a questa emergenza, il Pirellone, sede del governo regionale, ha adottato una strategia che punta al reclutamento di professionisti sanitari dall’estero, in particolare da Paesi dell’Asia e dell’America Latina. Tuttavia, questa mossa è stata duramente criticata dal NurSind, il principale sindacato degli infermieri, che la bolla come una mera “soluzione tampone” o uno “specchietto per le allodole” incapace di affrontare le radici profonde del problema. Il sindacato, infatti, denunciava la carenza di organico già ben prima dell’avvento della pandemia di COVID-19.
La fase successiva all’emergenza pandemica ha visto un ulteriore, significativo peggioramento della situazione. I portavoce del NurSind evidenziano come lo stress fisico ed emotivo accumulato durante i mesi più critici abbia spinto un numero consistente di infermieri ad optare per il pensionamento, in molti casi anche anticipato, esausti dalle condizioni di lavoro insostenibili.
A complicare il quadro si è aggiunta la crescente emorragia di personale verso i Paesi confinanti. Negli ultimi anni, si è consolidato il “fenomeno dei lavoratori frontalieri” nel settore sanitario, con un numero sempre maggiore di infermieri che abbandonano gli ospedali lombardi per cercare condizioni lavorative ed economiche notevolmente più vantaggiose nelle strutture sanitarie svizzere.
Il NurSind solleva dubbi fondamentali sulla sostenibilità e sull’efficacia a lungo termine della strategia di reclutamento dall’estero. Attualmente, in Lombardia si stima una carenza complessiva di circa 10.000 infermieri. Di fronte a un simile deficit, l’arrivo di contingenti limitati di personale, come i 150 infermieri citati dall’Uzbekistan, è percepito come un intervento marginale e insufficiente.
Il coordinatore regionale del NurSind Lombardia, Donato Cosi, ha espresso scetticismo sulla reale capacità della Regione di trattenere questi professionisti una volta formati. Se gli infermieri italiani, che hanno qui i loro affetti e il loro contesto sociale, scelgono di emigrare in Svizzera per migliori prospettive, è altamente probabile che anche i colleghi provenienti da lontano, catapultati in una nuova realtà, con l’onere di imparare una lingua e lontani dalla propria rete di supporto, una volta acquisita la formazione e l’esperienza, possano anch’essi “scappare oltre frontiera” in cerca di migliori retribuzioni e condizioni di lavoro, replicando il comportamento dei loro colleghi autoctoni.
Inoltre, il sindacato critica la scelta di investire risorse finanziarie significative per la formazione e l’accoglienza di personale proveniente da Paesi lontani, suggerendo che tali fondi sarebbero impiegati in modo più efficace se destinati a incentivare economicamente e migliorare le condizioni lavorative degli infermieri già operativi nelle strutture lombarde, al fine di bloccare l’esodo e rendere la professione attrattiva.
La ricerca di professionisti all’estero non è una novità per la Lombardia, come dimostra l’esempio degli infermieri cubani reclutati durante la pandemia, la maggior parte dei quali scelse poi di rientrare in patria, confermando la temporaneità di queste soluzioni.
Per il NurSind, la ricetta per risolvere la crisi è chiara e immutata da anni: la soluzione non risiede nell’importazione di manodopera, ma in una profonda riforma del sistema che miri a migliorare in modo sostanziale le condizioni lavorative e l’inquadramento economico degli infermieri. Solo creando un ambiente di lavoro che sia sostenibile, gratificante e adeguatamente retribuito, la Lombardia potrà sperare di trattenere i propri professionisti e rendere nuovamente attrattiva la professione, eliminando la necessità di ricorrere a costosi e spesso inefficaci reclutamenti internazionali.
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