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Canapa: il DDL Sicurezza rischia lo stop. Il Consiglio di Stato chiama l’Europa

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/11/2025

AttualitàGoverno

Il Consiglio di Stato sospende il giudizio sul ricorso di aziende e associazioni: i divieti su infiorescenze, foglie e derivati potrebbero violare la normativa europea su agricoltura, mercato e CBD.

 

Il braccio di ferro fra governo, imprese della canapa e diritto europeo entra nella sua fase decisiva. Il Consiglio di Stato ha sospeso il giudizio sul ricorso avanzato da aziende, associazioni di categoria e operatori del settore contro le restrizioni introdotte dal cosiddetto DDL Sicurezza, che ha irrigidito la legge 242/2016 sulla canapa industriale. Ora si attende la parola della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

L’ordinanza, depositata il 12 novembre 2025, è chiara: prima di decidere bisogna sapere se le norme italiane siano compatibili con il diritto UE, in particolare con la disciplina agricola comunitaria, la libera circolazione delle merci e le regole europee sugli alimenti, i cosmetici e le sostanze non stupefacenti.

Il nodo: cosa resta della canapa industriale dopo il DDL Sicurezza

Il DDL Sicurezza ha riscritto l’ambito della canapa legale. Ha confermato che la legge 242/2016 promuove solo la filiera industriale, agricola e tessile, e ha chiuso la porta alla commercializzazione delle infiorescenze, delle foglie e dei derivati. Sono stati vietati importazione, trasformazione e vendita di prodotti che avevano alimentato il mercato della cannabis light, con livelli di THC entro i limiti europei.

Il governo ha giustificato la stretta con motivi di sicurezza pubblica e sicurezza stradale. Per le imprese è stato invece un colpo diretto a un settore in crescita, fatto di filiere produttive, investimenti e posti di lavoro.

Perché l’Europa è decisiva

Il Consiglio di Stato ha individuato un problema di fondo: il diritto europeo considera la canapa con THC entro i limiti come un prodotto agricolo legale. Il catalogo comune UE delle varietà agricole, i regolamenti sulla Politica Agricola Comune e la giurisprudenza europea sul CBD disegnano un quadro diverso dalla stretta italiana.

Da qui i quesiti inviati alla Corte UE, che dovrà stabilire se l’Italia possa davvero vietare produzione e utilizzo di:

  • infiorescenze

  • foglie

  • resina

  • oli ed estratti

  • prodotti contenenti CBD

anche quando il THC è nei limiti.

Un paradosso che pesa sul nuovo impianto normativo

Un passaggio dell’ordinanza segnala un effetto paradossale: la lettura restrittiva del DDL Sicurezza finisce per colpire anche l’olio di semi di canapa, un prodotto privo di effetti psicoattivi e liberamente commercializzato nel mercato europeo.

Se la Corte UE dovesse ritenere sproporzionata la normativa italiana, molte disposizioni del DDL Sicurezza potrebbero risultare incompatibili con il diritto UE, aprendo la strada a nuove contestazioni e alla possibile disapplicazione delle norme più rigide.

Il settore resta in sospeso

La decisione del Consiglio di Stato lascia il comparto della canapa in sospeso. Da una parte le imprese chiedono certezza normativa, dall’altra il governo difende la linea dura ritenendo la cannabis light un rischio per la sicurezza.

La risposta arriverà da Lussemburgo. E potrebbe cambiare, ancora una volta, la mappa della canapa in Italia.