Iscriviti alla newsletter

Indennità di turno, notte e disagio: dal 2026 scatta la tassazione agevolata al 15 per cento

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 10/12/2025

AttualitàGoverno

 

La Manovra economica del 2026 porta un intervento mirato al pubblico impiego non dirigente: una tassazione ridotta sugli elementi accessori dello stipendio. È una misura pensata per dare respiro ai redditi medio-bassi e, allo stesso tempo, incentivare presenza e flessibilità nei servizi che richiedono continuità operativa.

Il provvedimento si affianca alla detassazione degli straordinari e del lavoro festivo e notturno per i redditi fino a 40 mila euro, già prevista dalla stessa legge di bilancio. Ma il nuovo sconto fiscale funziona in modo diverso e si applica a una parte ben precisa della retribuzione.

Una “flat tax” circoscritta

Nel dibattito pubblico il termine “flat tax” è spesso associato a una riforma strutturale del sistema tributario. Qui l’impostazione è più prudente. L’aliquota ridotta non riguarda tutto il reddito, ma solo una quota variabile legata alle condizioni di lavoro.
La logica è semplice: tassare al 15% alcune indennità aggiuntive dei dipendenti pubblici non dirigenti, sostituendo l’Irpef con un’imposta più leggera e immediata.

Quali compensi rientrano nello sconto

Il beneficio riguarda le somme che non fanno parte del trattamento economico base. Parliamo di importi riconosciuti per coprire turnazioni, orari disagiati o disponibilità extra.

Rientrano ad esempio:

  • le indennità fisse collegate al tipo di servizio svolto, come quella di turno;

  • le maggiorazioni per attività serali o notturne;

  • gli emolumenti dovuti quando si lavora in periodi normalmente dedicati al riposo.

Il personale impegnato nei servizi attivi 24 ore su 24 – come sanità, trasporti, sicurezza amministrativa – è tra i principali destinatari. Per chi lavora con ritmi irregolari, lo sconto fiscale può tradursi in qualche decina di euro in più al mese.

Limiti e condizioni

Il regime agevolato si applica fino a un massimo di 800 euro l’anno di compensi accessori. Su quella cifra scatterà l’aliquota unica del 15%. Oltre, tornerà la tassazione ordinaria.
La misura non è automatica: ogni dipendente potrà rinunciarvi. Una scelta pensata per chi, grazie a detrazioni e deduzioni, potrebbe risultare più avvantaggiato restando nel regime Irpef tradizionale.

Chi è coinvolto e chi resta fuori

La platea è ampia e comprende il personale delle amministrazioni centrali, degli enti territoriali, delle scuole e di molte agenzie pubbliche. Restano esclusi invece:

  • Forze armate e Forze di polizia, già coperte da un sistema fiscale dedicato introdotto nel 2017;

  • parte del Servizio sanitario nazionale, che però potrà cumulare la nuova agevolazione con quelle già riconosciute nel 2024.

Il governo ha scelto di mantenere un trattamento distinto per i comparti in cui esistono già misure specifiche, pur riconoscendo il ruolo cruciale della sanità, dove la pressione sui turni continua a crescere.

Obiettivi e possibili effetti

Il senso dell’intervento è duplice: alleggerire il carico fiscale per una fascia ampia di dipendenti pubblici e rendere più appetibili le attività meno gradite, come turni notturni e reperibilità.
Resta da capire quanto l’incentivo sarà concreto, visto il tetto relativamente basso degli importi agevolati. Ma per molti lavoratori un prelievo ridotto su una parte della busta paga può comunque rappresentare un segnale positivo, in un contesto in cui il tema dei salari pubblici continua a essere al centro dell’agenda politica.