Parto in anonimato, ostetriche: poca informazione e tutele frammentate mettono a rischio
Silvia Vaccari, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO), ha lanciato un allarme sul parto in anonimato, evidenziando la scarsa conoscenza e promozione di questa opzione tra le donne in difficoltà.
Dichiarazioni di Vaccari
In una lettera a Quotidiano Sanità, Vaccari critica la carenza di assistenza e informazione per le gravide vulnerabili, come nel caso di una sedicenne che ha partorito sola abbandonando il neonato, definendolo inaccettabile e legato a una mancanza sistemica di cure su tutto il territorio nazionale.
“Il dibattito non può prescindere dal riconoscere che l’ostetrica è la professionista sanitaria che più di ogni altra accompagna la donna durante gravidanza, travaglio e parto, anche quando questo avviene in condizioni di fragilità estrema. La nostra competenza è specifica, dedicata, costruita proprio per proteggere la maternità in tutte le sue forme, comprese quelle che richiedono anonimato e massima protezione”.
Parto in anonimato
Si tratta di una procedura legale che permette alla madre di partorire in ospedale senza rivelare la propria identità, lasciando il neonato in affidamento alle autorità per l'adozione, evitando aborti clandestini o abbandoni pericolosi. Richiede un intervento rapido del Tribunale dei Minorenni per bambini sani, con molte famiglie pronte all'accoglienza. Tuttavia “l quadro giudiziario attuale è frammentato e necessita di un intervento legislativo chiaro, i 29 tribunali minorili italiani procedono con prassi difformi, generando una geografia di tutele disomogenea. Una frammentazione che pagano le donne, nel momento di maggiore vulnerabilità. È necessaria una legge chiara“ posto che “dal 1951 in Italia più di 89mila donne hanno scelto di non riconoscere il neonato alla nascita”. Numeri diminuiti ma compensati da un aumento della complessità sociale per cui “è necessario proteggere le scelte materne senza giudizio e senza rischi”.
Rivendicazioni delle ostetriche
Le 22.000 professioniste ostetriche italiane reclamano maggiore rispetto per le loro competenze, sono infatti formate per gestire gravidanze fisiologiche a basso rischio con continuità assistenziale. Chiede una legge che ponga al centro dignità femminile e sicurezza, contrastando narrazioni diffamatorie e promuovendo informazione corretta sulle case di maternità.
“Le ostetriche sono formate per riconoscere i bisogni delle gestanti in difficoltà, offrire sostegno informativo e intercettare eventuali rischi, anche psicologici, prima ancora che si manifestino. È un tipo di assistenza che nessun’altra professione può sostituire”.
Andrea Tirotto
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