Art. 49: mentre Pisa rilancia, anche l'Ipasvi della Spezia chiede discussione sull'articolo.
Dopo l'autoritaria risposta della Federazione Nazionale IPASVI al Collegio pisano in riferimento all'iniziativa di stesura di un nuovo codice deontologico e alla mozione di disapplicazione dell'art. 49 del vigente codice, Emiliano Carlotti, presidente IPASVI di Pisa, controbatte a Barbara Mangiacavalli chiedendo delucidazioni su quanto la stessa scrive e minaccia nella sua lettera del 14 marzo scorso (Clicca).
In particolare Carlotti chiede di sapere come mai il CID (i cui membri sono iscritti IPASVI) abbia potuto dotarsi di un proprio codice, quali siano le fonti di esclusività nella stesura del codice in capo alla FNC, quali le ripercussioni "medico-legali" derivanti dalla disapplicazione dell'art. 49 e, infine, come mai i medici possano decidere, su base provinciale, se attenersi al codice deontologico del 2006 anzichè a quello del 2014, mentre per IPASVI non è consentito adottare il codice previgente.
E mentre quindi il "confronto" tra Pisa e FNC torna a infuocarsi (poichè immaginiamo che la contro-contro-replica non sarà morbida) si inserisce in punta di piedi nel dibattito anche il Collegio IPASVI di La Spezia, presieduto da Francesco Falli, il quale, con una lettera alla FNC, chiede di tenere in considerazione il sentire di molti infermieri che vorrebbero si mettesse mano all'art.49, invitando prima di tutto all'unione sui punti comuni e sull'interesse generale della categoria, senza sottovalutare le preoccupanti sentenze della Magistratura che, in sempre più occasioni e in ogni grado, fanno leva proprio sull'art. 49 del Codice Deontologico per legittimare l'imposizione dello svolgimento di mansioni non proprie agli infermieri.