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LA RECOVERY -ROOM in Italia, tra pandemia e leggi mancate

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La Redazione
Pubblicato il: 29/04/2021

CoronavirusNursingProfessione e lavoro

Di Alessandro Serrano

Infermiere Blocco Operatorio Centrale INT Pascale

  

Uno  degli  studi  più  importanti  sulla  sorveglianza  post-operatoria,  ovvero  un’indagine  dell’ INSERM, l'Istituto  nazionale  francese  per  la  ricerca  sulla  salute  e  la  medicina,  condotta  su 198.103  anestesie eseguite in Francia tra il 1978 e il 1982, registrò 268 complicanze post-operatorie: Tiret et al. dimostrarono che il 58% delle complicanze si verificarono durante l’anestesia, il restante 42% entro le prime 24 ore e ben il 75% di queste nelle prime 5 ore post-operatorie.

In Francia ciò che deve essere previsto per la fase post-operatoria, è stato ben descritto il 5 dicembre 1994, sul Journal Officiel de la Republique Francaise, nel Decreto n° 94 -1050 “Relatif aux conditions techniquesde  fonctionnement  des  établissements  de  santé  en  ce  qui  concerne  la  pratique  de l'anesthésie et modifiant le code de la santé publique”; in particolare, volendo citare testualmente l’articolo D. 712-45“La surveillance continue post-interventionnelle mentionnée au 3o de l'article D. 712-40 a pour objet de contrôler les effets résiduels des médicaments anesthésiques et leur élimination et de faire face, en tenant compte de l'état de santé du patient, aux complications éventuelles liées à l'intervention ou àl'anesthésie.Cette surveillance commence en salle, dès la fin de l'intervention et de l'anesthésie. Elle ne s'interrompt  pas  pendant  le  transfert  du  patient.Elle  se  poursuit  jusqu'au  retour  et  au  maintien  de l'autonomie respiratoire du patient, de son équilibre circulatoire et de sa récupération neurologique.”

Il decreto omologo del Presidente della Repubblica Italiana è del 14 gennaio 1997, ed è il “Decreto in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private”: più che di sorveglianza post-operatoria, nel decreto italiano si fa  riferimento  ad  un’eventuale  “zona  risveglio”  tra  i  criteri  strutturali  di  accreditamento  dei  blocchi operatori;  nei  paesi  anglo-sassoni il termine utilizzato per identificare quest’area è “Recovery Room”, traducibile in “area di recupero” dall’anestesia.

Il termine recupero comprende il ripristino della stabilità dei parametri vitali, dello stato di coscienza, ma anche dell’attività motoria, della sensibilità, ecc. e può quindi essere convenientemente esteso anche al controllo postoperatorio dei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici condotti con tecniche loco-regionali.

Un altro termine frequentemente utilizzato nella letteratura anglosassone è PACU (Post-Anestesia Care Unit): Recovery Room e PACU possono essere convenientemente tradotti con Area di Recupero Post-Anestesiologico, con cui si intende una zona logisticamente inserita nell’ambito di un Blocco Operatorio, dotata  di  personale  qualificato  e  attrezzature  idonee  al  monitoraggio  e trattamento  postoperatorio  dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico, eventualmente anche in regime di day surgery.

 

Come sono strutturate queste “Zone Risveglio” in Italia?

Quante sale operatorie sono strutturate secondo i dettami del D.P.R. del 14/01/1997, e quante invece hanno ampliato i propri orizzonti seguendo ciò che avviene all’Estero per la sorveglianza post-operatoria dei pazienti? In realtà, come dimostrato dallo studio ”Analisi e confronto delle linee guida riguardanti la gestione della Recovery-Room” di Leykin, Costa e Gullo del 20014,  che  mette  a  confronto  le  Linee  Guida  Italiane, Francesi, Tedesche, Australiane, Canadesi e Americane, se si guarda a ciò che succede all’Estero, un modello  organizzativo –assistenziale  di  riferimento  per  la  Recovery –Room  non  esiste:  dallo  studio emerge un contesto internazionale estremamente eterogeneo, ad esempio in USA, Francia e Canada la necessità  di  una  Recovery -Room nell’immediato post -operatorio  è  indispensabile,  in  Australia  e Germania  è  prevista,  ma  non  è  indispensabile,  in  Italia  le  Linee  Guida  indicano  che  il  paziente  può necessitare di sorveglianza post-operatoria temporanea; in Germania tutti i pazienti nel post-operatorio dovrebbero  andare  in  Recovery-Room,  in  USA  tutti  a  menoche  non  ci  sia  un’indicazione  diversa dell’anestesista; negli altri Paesi non è precisato.

 

Sempre secondo questo studio, in tutti i Paesi la responsabilità della Recovery Room è demandata ad un  Anestesista,  ma  per  la  dimissione  del  paziente  negli  USA,  in assenza  del  medico  responsabile,  è l’Infermiere a decidere se il paziente soddisfi o meno degli specifici criteri di dimissione; in Canada la responsabilità  della  dimissione  dalla  Recovery -Room è dell’Anestesista ma può essere delegata; in Australia perla capacità minima di posti letto in Recovery -Room sono previsti almeno 1,5 posti letto per ogni S.O.; in Francia la Recovery Room deve avere almeno 4 posti letto, in Germania e in Italia il numero dei posti letto deve essere correlato all’attività delle sale operatorie che vi afferiscono e alle tipologie di interventi chirurgici che si svolgono.

Per quasi tutti i paesi il monitoraggio dei pazienti durante il trasporto dalla Sala Operatoria alla Recovery Room  deve  essere  assicurato;  in  Canada  il  monitoraggio  durante  il  trasporto  può  esserci  o  meno  a seconda delle condizioni cliniche del paziente, in Australia e Germania non è descritto, ma è precisato che l’Anestesista dovrebbe accompagnare il paziente in Recovery Room. Il rapporto Infermieri / Pazientiin USA viene demandato alle Direzioni Sanitarie, in Australia è previsto non meno di 1 Infermiere ogni 3 pazienti e 1 Infermiere per ogni paziente incosciente; in Francia se sono occupati  6  o  più  posti  letto,  sono  necessari  2  Infermieri  di  cui  1  obbligatoriamente  specializzato  in anestesia;  in  Germania  il  rapporto  Infermieri/Pazienti  va  calcolato  in  base  a  numero  di  pazienti  da sorvegliare  e  la  durata  della  sorveglianza  del  paziente;  in  Canada  e  in  Italia  questo  parametro  non  è precisato.

Se il contesto internazionale non è eterogeneo, quello Italiano non è da meno: ci sono profonde differenze tra Nord e Sud, tra Regione e Regione, tra Ospedale ed Ospedale; per fortuna negli ultimi anni si parla sempre  di  più  di  Recovery –Room,  ed  iniziano  ad  essere  inaugurate un po’ ovunque a macchia di leopardo.

Per il resto dalle Terapie Intensive Polivalenti alle Rianimazioni, dalle Terapie Intensive o Sub –Intensive Post –Operatorie alle Aree o Zone Risveglio: in ogni ospedale della Penisola, per indicare il destino che attende gli ignari pazienti che escono dalle Sale Operatorie, vi è un bailamme di definizioni, che   tutte   celano   o   sottointendono   ciò   di   cui   necessariamente   avremmo   bisogno,   sulla   base dell’esperienza francese: UNA LEGGE, chiara e che fughi i possibili fraintendimenti, che descriva in modo dettagliato  e  preciso  che  i  pazienti  nell’  immediato  post –operatorio   devono   essere   affidati necessariamente  ad  una  Recovery –Room,  ovvero  un’  Area  di  Recupero  Post –Anestesiologico adiacente alle Sale Operatorie, strutturata secondo specifici criteri tecnologici e specifici rapporti tra Sale Operatorie e Posti Letto di Recovery Room, e tra numero di pazienti e numero di Infermieri deputati al loro monitoraggio.

Una legge sulla sorveglianza post –operatoria non solo colmerebbe un gap tra l’Italia e il resto del mondo per quanto appena argomentato, ma che se fosse arrivata in tempi non sospetti ci avrebbe consentito di leccarci  sicuramente  meno le  ferite  in  questo  ultimo  anno  di  pandemia  da  Covid19:  quanti  interventi chirurgici sono saltati nell’ultimo anno per mancanza di posti letto in Terapia Intensiva?

A causa di ciò, quanto si sono allungate le liste d’attesa per gli interventi? Quante persone sono morte non per il Covid, ma in attesa di un intervento chirurgico salva –vita? Quante complicanze gravi sarebbero potuto essere intercettate nelle immediate ore post –operatorie, e quanti accessi impropri sarebbero stati evitati nelle Terapie Intensive già sotto pressione? Tante domande, tanti dubbi. A cui nessuno si degnerà o si degnerebbe di dare risposte. Ma che hanno una sola risposta: ABBIAMO BISOGNO DELLE RECOVERY –ROOM, in tutti gli ospedali italiani dotati di sale operatorie. Ora. Adesso. Non c’è più tempo da perdere.