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Sicurezza sul lavoro: Rischio muscoloscheletrico - parte 2: scivolamento e cadute

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 10/01/2022 vai ai commenti

AttualitàLavoro usuranteProfessione e lavoro

Premessa

Quello della sicurezza sul lavoro è un problema di grande attualità.

Secondo i dati di ILO (International Labour Organization), ogni 15 secondi, nel mondo, un lavoratore muore sul lavoro a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale e, sempre ogni 15 secondi, 153 lavoratori hanno un infortunio sul lavoro.

Si stima che, ogni giorno, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali, causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia. Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno nel 4% del prodotto interno lordo mondiale.

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Un infortunio sul lavoro è un evento dovuto ad una causa violenta ed esterna, che produce lesioni traumatiche ad un individuo durante lo svolgimento della sua attività lavorativa. E’ importante ricordare che per infortunio sul lavoro si intende anche il cosiddetto “infortunio in itinere“. Questo comprende gli infortuni occorsi al lavoratore:

  • nel tragitto per recarsi o tornare dal luogo di lavoro a casa
  • durante gli spostamenti da una sede di lavoro ad un’altra
  • nei tragitti per usufruire del pasto (nel caso in cui non sia presente una mensa aziendale)

L’infortunio è considerato tale, e quindi suscettibile ad indennizzo, se comporta la morte o inabilità per il lavoratore, permanente o temporanea, e se per esso siano necessari più di tre giorni di astensione dal lavoro.

Sono coperti anche tutti gli infortuni sul lavoro che sono direttamente causati dal lavoratore stesso per negligenza, impudenza o imperizia.
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Lo scopo di questa serie di articoli è quello di porre all’attenzione delle nostre numerose lettrici e altrettanto numerosi lettori la questione della sicurezza sul lavoro che, tra i tanti temi che ci affliggono e che sono legati al nostro quotidiano lavorativo, è sicuramente uno dei più importanti.

Ovviamente ci occuperemo di sicurezza negli ambienti sanitari, che è il tema che più ci riguarda.

Settimanalmente pubblicheremo 8 articoli, rispettando il seguente indice:

  1. Rischio biologico
  2. Rischio muscoloscheletrico parte 1: sollevamento pesi
  3. Rischio muscoloscheletrico parte 2: scivolamento e cadute
  4. Stress ed “esaurimento nervoso”
  5. Violenza e “mobbing”
  6. Orario di lavoro
  7. Abuso di sostanze
  8. Rischio chimico

 

3. Rischio muscoloscheletrico parte 2: scivolamento e cadute

In Europa, le cadute in piano comportano il maggior numero di infortuni in tutti i settori (compreso il lavoro in ufficio) e sono il principale motivo di assenza lavorativa superiore a tre giorni, specie nelle piccole e medie imprese. Questi dati, dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (Eu-Osha), ben evidenziano l'importanza di non sottovalutare i rischi associati a scivolamento e caduta: non solo per i dipendenti ma per tutti i soggetti presenti nell’ambiente lavorativo.

L’agenzia britannica Health and Safety Executive of the Government of the UK (HSE), per esempio, riferisce ogni anno fino a 2 000 infortuni tra i lavoratori del settore sanitario riconducibili a scivolamenti e inciampi; l’istituto austriaco Allgemeine Unfallversicherungsanstalt (AUVA) ha reso noto che il 30 % di tutti gli infortuni sul lavoro sono dovuti a inciampi, scivolamenti o cadute.

Negli ospedali gli infermieri sono la figura professionale maggiormente soggetta a infortuni di questo genere, mentre i medici sono quelli meno esposti. I costi correlati agli infortuni dovuti a scivolamenti e inciampi sono estremamente elevati. Si calcola che nel Regno Unito questo tipo di infortuni abbia comportato nel 2003 più di 500 milioni di Sterline (585,3 milioni di Euro) di spese per i datori di lavoro e oltre 800 milioni di Sterline (936,4 milioni di Euro) di costi per la società, mentre il dato per l’Austria è di 122,1 milioni di Euro.

Non solo i lavoratori, tuttavia, sono esposti al rischio di scivolamenti e inciampi: tutte le persone, compresi i pazienti, corrono questo rischio. Il 62 % degli infortuni più gravi è infatti causato da scivolamenti e inciampi.

Come tutti gli argomenti che riguardano la sicurezza sul lavoro, gli estremi normativi li possiamo ritrovare tutti nel D.lgs 81/08 (detto anche “Testo unico” di salute e sicurezza sul lavoro).

Dal testo si evince, ad esempio (art. 18 comma 1 lettera q), che è del datore di lavoro l’obbligo di prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche possano causare rischi per i dipendenti e per la salute della popolazione. Assicurandosi anche che le condizioni dei luoghi di lavoro non deteriorino l’ambiente esterno. I datori di lavoro sono chiamati ad assicurare le adeguate condizioni di sicurezza e protezione non solo per i propri dipendenti, ma per tutti i soggetti presenti nell’ambiente di lavoro (per qualsiasi motivo e indipendentemente dal tempo di permanenza).

Ad esempio, nei luoghi di lavoro vi è l’obbligo di valutare il rischio di cadute in piano.

Gli standard riconosciuti dagli organismi internazionali di normazione possono essere distinti in base:

  • alla classificazione delle superfici;
  • alla valutazione del rischio di scivolamento;
  • alla definizione dei requisiti per le superfici di camminamento.

In generale, nonostante i diversi strumenti e protocolli previsti, la pavimentazione viene considerata l'elemento tecnico che incide maggiormente sul rischio di caduta per scivolamento e inciampo sulla superficie di calpestio.

Oltre al coefficiente di attrito (CoF), unico indicatore individuato dalle normative, vi sono però anche altri fattori da considerare, in quanto possono incidere in modo temporaneo o permanente sul coefficiente stesso. O comunque, anche nei casi in cui siano rispettati i valori minimi di CoF (0,40 ≤ μ ≤ 0,74) essi possono essere insufficienti a garantire la protezione dai rischi nel caso si verifichino altre condizioni.

Alcuni fattori da considerare, ad esempio, possono essere:

  • fattori tecnici connessi alle caratteristiche delle pavimentazioni (es. micro o macro rugosità, resilienza, vetustà, lucentezza, integrità, complanarità, grigliati metallici, giunti, ecc.);
  • fattori tecnici connessi alle caratteristiche dell'ambiente di lavoro (es. umidità ambientale, illuminamento medio, fonti di luce naturale e artificiale, rapporto luce/ombra, rumorosità ambientale, rumori improvvisi, eco);
  • elementi tecnici e arredi dello spazio architettonico (es. materiale delle superfici di calpestio, zerbini, pareti verticali, corrimano, segnaletica per il wayfinding, ostacoli, dislivelli, ascensori, sostanze contaminanti, carrelli, ingombri, ecc.);
  • fattori umani (utenza prevalentemente femminile, utenza anziana, utenza pubblica).

Ciascuno di questi fattori può essere legato a particolari condizioni in grado di aumentare il rischio scivolamento. Per maggiori approfondimenti rimando alla lettura dell’interessante opuscolo edito dall’INAIL proprio quest’anno, dal titolo “Valutare il rischio di caduta in piano” (cliccare sul link).

Quali riferimenti per i lavoratori?

Per tutti voi, care lettrici e cari lettori, esistono in ogni azienda gli RLS (i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza), una figura obbligatoria per le aziende il cui compito è quello di fare da portavoce, per gli altri dipendenti dell’impresa, in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Rivolgetevi al vostro rappresentante ogni qualvolta abbiate il ragionevole dubbio che, all’interno del vostro Servizio, non vengono rispettate le norme sulla sicurezza.

 

Alla prossima settimana, per la quarta parte di questo dossier, esattamente sul rischio da stress ed "esaurimento nervoso".