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Sanità caos. Gli infermieri scappano dal pubblico, ma la regione non convoca il NurSind

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La Redazione
Pubblicato il: 27/04/2023 vai ai commenti

Emilia RomagnaNurSind dal territorio

Il sindacato escluso dal tavolo con l'assessorato, Rodigliano: “Avremmo voluto risposte su piani di rientro, tagli e salari. Servono fatti, non slogan”

“Gli infermieri scappano dalla sanità pubblica: ci chiediamo quali azioni a livello regionale e delle singole aziende si stanno mettendo in campo per fermare questa emorragia, il sistema è al collasso. Siamo il primo sindacato degli infermieri, chiediamo un confronto e condivisione di scelte. Solo in questo modo si può uscire vincenti da una situazione di disagio”. Così la coordinatrice regionale e segretaria provinciale a Bologna del Nursind, Antonella Rodigliano, interviene dopo la mancata convocazione al recente tavolo, nelle scorse settimane, fra assessorato alla sanità della Regione Emilia-Romagna e rappresentanti sindacali, in merito alle politiche dirette a promuovere la crescita e la valorizzazione professionale del personale del SSR. All'incontro erano presenti solo i confederali. “La Regione ha comunicazioni unilaterali soltanto con alcuni sindacati, escludendone altri, non solo il nostro-commenta Rodigliano-. In un momento così particolare, in cui sono tanti i problemi da affrontare nella sanità, servirebbe invece un dialogo costruttivo con tutte le parti”.

L'incontro, come sottolineato in una nota congiunta delle sigle convocate, ha portato ad un accordo definito “un altro passo in avanti”. “Avremmo voluto dire anche la nostra” rimarca però la coordinatrice del Nursind. “Ci viene riferito di un vero e proprio piano di rientro in atto, con molte aziende che sui tavoli portano accordi peggiorativi rispetto al contratto collettivo nazionale: questo ci preoccupa. E ci fa pensare che l'unica soluzione per la Regione sia quella di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori. Il sistema sta diventando sempre più rigido -prosegue Rodigliano-. Le richieste di sacrifici e di disponibilità aumentano, così come le complessità. Spesso ci sono infermieri che devono pure sopperire alle mancanze dei medici. Avremmo voluto confrontarci anche su questo”, oltre che sui piani futuri di Regione e aziende. “Dall'inizio della pandemia ad oggi Bologna ha perso quasi 500 posti letto, mentre si parla attualmente di ulteriori riorganizzazioni al Maggiore e il pronto soccorso, come quello del Sant'Orsola, è allo stremo, con gente che torna anche più giorni di seguito nella speranza che ci sia un posto disponibile”.

Non solo. “Stress correlato al lavoro burnout sono sempre più diffusi fra gli infermieri, eppure in alcune realtà, ad esempio in Romagna, viene richiesto un avanzamento delle competenze senza un adeguato riconoscimento economico -dice ancora Rodigliano-. Non si tiene conto dell'inflazione e del costo della vita che aumenta, né delle difficoltà nella gestione dei tempi di vita e di lavoro. È anche per questo che stiamo affrontando un fenomeno mai visto finora: l'abbandono della professione infermieristica dalla sanità pubblica verso quella privata. Gli stipendi sono più elevati e maggiori sono le garanzie offerte. I professionisti che continuano a portare avanti il proprio impegno, ogni giorno, al fianco dei cittadini che si affidano alla sanità pubblica devono essere messi nelle condizioni di restarci” sottolinea infine Antonella Rodigliano, che conclude: “Ora ci aspettiamo un'urgente convocazione riguardo il cosiddetto Decreto Bollette, affinché si arrivi a scelte condivise nell'interesse delle aziende, ma soprattutto dei professionisti, dei lavoratori e dei pazienti. Servono fatti, non slogan”.