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Painkiller, la serie Netflix sul racconto del dolore come fonte di guadagno

Isabella La Pumadi
Isabella La Puma
Pubblicato il: 25/08/2023

AttualitàCronache sanitarie

 

Devo ammetterlo, prima di vedere la serie Painkiller avevo solo sentito parlare dell’epidemia di dipendenza da Oxycontin ma non ne conoscevo affatto la portata né il fatto che a causarla fosse stata una fonte precisa, consapevole e criminale. La serie TV proposta da Netflix in sei puntate è una docu-serie, in cui si miscelano perfettamente elementi reali e drammatizzazione, ma il fenomeno Oxycontin e il ruolo della Purdue Pharma sono assolutamente veritieri nella loro agghiacciante realtà.

L’Oxycontin, ossicodone cloridrato, è un oppioide derivato dalla tebaina, sintetizzato per la prima volta nel 1916 all’università di Francoforte da due farmacisti, Martin Freund ed Edmund Speyer, il cui intento era produrre un analgesico efficacie come la morfina ma con un minore rischio di dipendenza. Fallirono però nell’intento: l’ossicodone, infatti, ha il vantaggio del lento rilascio ma, come tutti gli oppiacei, crea una forte dipendenza. Venne commercializzato negli stati uniti nel 1939 ma, inizialmente, come tutti gli oppioidi, veniva prescritto solo a pazienti oncologici o terminali, sotto una stretta sorveglianza medica…fino al 1996.

Cosa è cambiato allora? Quello che è successo ha che fare con l’avidità di un uomo, rappresentante di un’azienda, Purdue Pharma, che ha avuto un’intuizione, a suo dire geniale: poter commercializzare l’ossicodone come un normale analgesico, potente e sicuro, in modo da utilizzare il dolore delle persone come fonte di guadagno. La mente dietro tutto questo è Richard Sackler, presidente della casa farmaceutica di famiglia, fondata dal capostipite Arthur Sackler, medico psichiatra ma anche abile venditore, che ha gettato le basi per la creazione di un impero grazie alle sue gradi doti imprenditoriali.

Ma come è possibile che un farmaco per nulla “nuovo”, di cui si conoscevano già effetti terapeutici e collaterali, possa essere stato utilizzato in modo così criminale da centinaia di medici prescrittori senza che le autorità facessero nulla per anni? La risposta non va cercata nella corruzione del funzionario della FDA (Food And Drug Administration) che ha incautamente rilasciato l’approvazione per il farmaco, né nella negligenza dei medici prescrittori, né nella cecità delle istituzioni, né nell’abilità dei venditori, o forse va cercata in tutte queste variabili che però sono dipese da un unico comune denominatore, il denaro. Banalmente, tristemente, si tratta sempre e solo di questo, l’avidità, il potere, sono la vera causa della morte di mezzo milione di americani, non l’ossicodone, che è solo una molecola, che è stata pubblicizzata sopravvalutandone l’efficacia e sottovalutandone deliberatamente i suoi rischi di dipendenza.

E questo “metodo” in realtà non è affatto un’esclusiva della Purdue e dei Sackler, ma un sistema ben oliato nel mercato del farmaco americano in cui le aziende farmaceutiche supervisionano la ricerca che dimostra l’efficacia dei farmaci, scrivono o ispirano le pubblicazioni basate sulla ricercainfluenzano le linee guida professionali che incoraggiano la prescrizione. Finanziano anche le organizzazioni di difesa dei pazienti, esercitando pressioni per far esprimere loro forme di sostegno ai medicinali che producono. Infine, fanno pressioni per leggi, regolamenti e qualsiasi altra cosa che possa favorire la domanda dei loro farmaci.

Ecco perché Purdue non è stata l’unica azienda a dover risarcire miliardi a causa del suo operato, ma con lei molte altre che, nonostante la strage fosse già in atto e sotto gli occhi di tutti, hanno applicato lo stesso schema con i loro farmaci oppiacei. Ci troviamo davanti ad un fenomeno molto più complesso dunque, un problema strutturale del sistema farmaceutico statunitense che, nelle pieghe della sua anima capitalista, ha lasciato si infiltrasse e prolificasse il seme della crudeltà più bieca, fino a costruire un vero impero del dolore. Painkiller è una serie davvero ben fatta, che merita di essere vista e che vi farà commuovere, arrabbiare, disgustare, riflettere... Anche solo per questa ultima possibilità, andrebbe vista.