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Dagli strangolamenti ai pugni. Gli infermieri, sottopagati e malmenati

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 20/09/2023

AttualitàCronache sanitarie

Napoli. Una settimana fa, nella zona di Licola Varcaturo, in un tragico incidente stradale ha perso la vita una giovane 15enne. La vittima era passeggera di un motorino che si è scontrato violentemente con un'auto lungo via Ripuaria. Nel frattempo, il conducente del motorino, rimasto gravemente ferito, è stato trasportato d'urgenza in ospedale grazie all'intervento del servizio di emergenza

La situazione si è complicata una volta che il giovane ferito è stato trasportato all'ospedale di Pozzuoli. Secondo le prime informazioni, i parenti del giovane, preoccupati per le sue condizioni, sono entrati in massa nell'area del codice rosso e addirittura nella sala Tac. La presenza di una singola guardia giurata non è stata sufficiente a impedire questa irruzione.

Durante l'incidente, un uomo di 35 anni ha aggredito tre infermieri con violenza, colpendoli con tre ceffoni. Uno degli infermieri ha riferito di essere stato preso per la gola e schiacciato contro il muro nel tentativo di strangolarlo. Il giovane aggressore è stato identificato dai carabinieri e sarà denunciato per interruzione di pubblico servizio.

A raccontare la vicenda  sulla loro pagina Facebook, è l’organizzazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, che, come in un bollettino di guerra, contrassegna l’episodio come l’aggressione n.23 del 2023 in Napoli 2

(67 aggressioni totali tra Napoli 1 e Napoli 2 da inizio anno).

Questo incidente rappresenta solo la punta di un iceberg di crescenti aggressioni al personale sanitario, che includono minacce con forbici appuntite, rotture del setto nasale, pugni e schiaffi.

C’è addirittura, chi è arrivato ad insultare l’equipaggio di un’ambulanza, per il “fastidioso” suono della sirena in codice di gravità, pretendendo lo spegnimento dei segnalatori acustici.

Si sottolinea la situazione duale in Italia, con un coro allarmistico riguardo alla grave carenza di personale sanitario, ma con misure insufficienti per garantire la sicurezza dei professionisti rimasti, spesso mal retribuiti e sottoposti a maltrattamenti.

Nonostante la legge sulle violenze contro i sanitari (legge 113/20) sia entrata in vigore da due anni e mezzo, sembra non aver avuto alcun impatto significativo sul fenomeno delle aggressioni, che continuano a crescere in modo esponenziale.

Una normativa condannata all’inefficienza per la clausola di invarianza finanziaria contenuta nell’ultimo articolo, che di fatto rende da un lato inutile l’Osservatorio Nazionale, dall’altro irrealizzabili i protocolli da stipulare con le forze dell’ordine, e non solo, visto che come più volte affermato da NurSind, è una legge monca, data la non obbligatorietà da parte delle Asl, di costituirsi parte civile.

Fermo restando l’imbarbarimento della popolazione italiana, al quale si potrebbe porre rimedio solo sul lungo termine (forse), la normativa andrebbe migliorata con:

  • obbligatorietà della segnalazione alla Procura da parte dell’Azienda sanitaria;
  • la obbligatorietà della costituzione di parte civile dell’Azienda;
  • la previsione del danno all’immagine per l’Azienda e del danno esistenziale per il sanitario;
  • introduzione della pena accessoria del volontariato in ospedale;
  • per i casi più gravi o reiterati benefici similari a quelli stabiliti per le donne vittime di violenza;
  • specifiche polizze integrative dell’assicurazione obbligatoria nell’ambito del welfare aziendale;
  • rivalsa della retribuzione erogata ai dipendenti assenti dal servizio a causa delle aggressioni;
  • finalizzazione dell’importo delle multe alla sicurezza del personale sanitario, come già previsto nel Ccnl dell’Area della Sanità.