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Bonus mamme. M5S: escluse le donne che lavorano in sanità

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 01/07/2024 vai ai commenti

AttualitàGoverno

La Legge di Bilancio 2024, approvata recentemente con la legge n. 213 del 2023, introduce diverse misure di sostegno economico per le lavoratrici madri. Tra queste, spicca il cosiddetto "Bonus mamme", che prevede un esonero totale della contribuzione previdenziale per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti per le lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Questo esonero sarà valido per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile.

In via sperimentale, per l'anno 2024, il beneficio sarà esteso anche alle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, esclusi i rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.

Gilda Sportiello, deputata del Movimento 5 Stelle, in una interrogazione al Governo, ha espresso preoccupazioni riguardo a questa misura. "La delimitazione nel tempo e, soprattutto, l'esclusione delle donne lavoratrici che non siano dipendenti e che non abbiano un contratto a tempo indeterminato è problematica," ha dichiarato Sportiello. "In sostanza, sono escluse dal cosiddetto ‘bonus mamme’ proprio le donne lavoratrici che più sono deboli nel mercato del lavoro."

Secondo Sportiello, questa limitazione fa sì che la misura si applichi solo a una piccola platea di donne occupate, stimate dalla relazione tecnica alla legge di bilancio in circa 800 mila. "In questa platea non rientrano le madri lavoratrici con un solo figlio, anche se disabile, le lavoratrici domestiche, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e anche le collaboratrici occasionali," ha aggiunto.

Un altro punto critico riguarda il comparto sanitario. A causa del blocco del turn-over, la maggior parte delle madri dipendenti nel settore sono over 55 e con figli adulti. "Rimangono escluse dal beneficio anche le numerose specialiste ambulatoriali che il più delle volte non hanno un contratto di dipendenza ma un rapporto convenzionale con il SSN," ha sottolineato Sportiello.

La deputata M5S chiede dunque al governo di rivedere queste misure per eliminare quella che considera una discriminazione ingiusta tra madri lavoratrici. "Bisogna ampliare la platea delle madri lavoratrici beneficiarie del cosiddetto ‘bonus mamme’, avendo riguardo per tutte quelle lavoratrici con contratto diverso da quello a tempo indeterminato, come ad esempio le madri lavoratrici che lavorano nel SSN con rapporto convenzionale," ha concluso.