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REMS: il 50 per cento dei ricoverati NON è affetto da patolgia psichiatrica

Gemma Maria Riboldidi
Gemma Maria Riboldi
Pubblicato il: 26/06/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

A seguito dalla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Legge 81 del 2014), non è ancora stata trovata una soluzione efficace per la gestione dei criminali considerati "non imputabili per la presenza di una patologia mentale e riconosciuti socialmente pericolosi".

Le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), argomento che potete approfondire al seguente Link, avrebbero dovuto rappresentare questa soluzione, ma finora non è stato così. L’Italia è l'unico Paese al mondo che riconosce l’infermità o la semi-infermità mentale a chi commette reati ed è affetto da disturbi della personalità, in particolare quello antisociale, che non sono considerati malattie mentali ma rappresentano il 30-40% degli ospiti delle REMS. Questo significa che più della metà degli ospiti delle REMS non ha necessità sanitarie e dovrebbe essere assistito in carcere. Ciò crea lunghe liste d’attesa che escludono dalle REMS coloro che ne hanno realmente bisogno, lasciandoli senza trattamenti e aiuti adeguati.

A evidenziare il problema e a trattare il rapporto con la magistratura e i media sono gli specialisti della neonata Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (SIPPF), affiliata alla SIP.

Secondo quanto dichiarato da Liliana Lorettu ed Eugenio Aguglia, i presidenti della SIPPF, le sfide sono molte e riguardano cambiamenti normativi, clinico-assistenziali, sociali e culturali, che non coinvolgono solo i pazienti autori di reato, ma anche coloro che considerano un disturbo sociale come una malattia e chi sfrutta la salute mentale per ottenere benefici e sconti di pena.

Una delle sfide emerse è quella di 'liberare' le REMS da chi potrebbe essere curato in carcere, con l'assistenza psichiatrica necessaria. Infatti, come sottolineato dalla professoressa Lorettu, docente all’Università di Sassari per molti anni, una delle ipotesi di intervento potrebbe essere rappresentata da soluzioni socio-riabilitative adeguate che si avvicinano a quelle mondiali, dove prevale l’esigenza di sicurezza rispetto a quella di cura. Le REMS o le comunità terapeutiche non sono soluzioni adeguate per la loro natura prettamente sanitaria.

Tutto ciò permetterebbe di superare il processo di psichiatrizzazione del comportamento violento, evitando lo stigma della malattia mentale.

Senza le persone antisociali nelle strutture sanitarie, il personale non avrebbe più paura di lavorare, mentre ora assistiamo a una fuga da queste strutture a causa delle continue aggressioni e della mancanza di adeguata protezione.

Il professor Aguglia, docente di psichiatria a Catania sottolinea la società di rafforzare i Dipartimenti di Salute Mentale per permettere la presa in carico dei pazienti dimissibili, che rappresentano circa il 30%, ma che non trovano posto nelle comunità terapeutiche o non hanno sufficiente personale nei servizi territoriali per la loro gestione.

Per la Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (Sippf) è quindi essenziale incentivare un dialogo con la magistratura per instaurare una collaborazione, finalizzata a un'analisi più moderna delle decisioni giuridiche in linea con i progressi scientifici della psichiatria clinica, anche tramite l'istituzione di un Punto Unico Regionale per la gestione dei pazienti autori di reato in tutte le Regioni.

“La chiusura degli OPG è stata una riforma molto importante e condivisa dalla maggioranza degli psichiatri", dichiara Liliana Dell’Osso, presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP). "Tuttavia, resta una riforma parziale, mancante di reali formule applicative e di una necessaria differenziazione tra coloro che hanno diritto alla cura nelle REMS e coloro che non sono malati e devono scontare la loro pena in carcere con il dovuto supporto. La SIP ha accolto favorevolmente la nascita di questa sezione speciale dedicata alla psichiatria e psicopatologia forense, che sarà di grande aiuto per affrontare i problemi che la psichiatria oggi si trova ad affrontare sul territorio e nei dipartimenti di salute mentale”.