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Meduse: guida al primo soccorso

Isabella La Pumadi
Isabella La Puma
Pubblicato il: 08/08/2024 vai ai commenti

Attualità

L’aumento della temperatura dei mari, determinata dal cambiamento climatico e l’antropizzazione delle superfici marine e dei fondali, legata al numero crescente di attività svolte in mare, hanno modificato l’assetto della flora e della fauna acquatiche. A farne le spese, concordano biologi e scienziati di tutto il mondo, la conservazione della biodiversità e il conseguente incremento di alcune specie a discapito di altre e, nel caso specifico, il proliferare delle meduse. Come sottolineato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) l’aumento della temperatura delle acque favorisce la riproduzione delle meduse, che avviene con maggior facilità e in tempi più brevi e rende, al tempo stesso, più agevole anche l’ingresso nel Mediterraneo di nuove specie tropicali, le cosiddette specie aliene. Attualmente, si stima che le meduse aliene nel Mediterraneo siano circa 12 specie (tra cnidari e ctenofori), la maggior parte proveniente dal Canale di Suez, come, ad esempio, Rhopilema nomadica, che fu avvistata per la prima volta nel 1977 in Israele e successivamente lungo le coste di Turchia, Egitto, Malta, per poi diffondersi, in anni più recenti, anche in Italia e Spagna.

Le meduse aumentano e aumenta dunque la probabilità di incappare in uno sgradevole incontro. La loro pericolosità è trascurabile in quanto, nella maggior parte dei casi, procurano solo sintomi locali, dolore in primis. Al primo contatto tra la pelle e la medusa, chi ne è colpito percepisce un forte bruciore e dolore. Subito dopo la pelle si irrita, diventa rossa, e compaiono piccoli pomfi (rigonfiamenti) che somigliano all’orticaria. La sensazione di bruciore comincia ad attenuarsi dopo 10-20 minuti. Poi, si inizia ad avvertire un un intenso prurito. Bisogna precisare inoltre che la medusa non punge, né morde. I suoi tentacoli emettono una sostanza urticante per la pelle che causa irritazioni dolorose della pelle, gonfiore e arrossamento. Per avere questa reazione cutanea, non è necessario essere sfiorati dalla medusa: basta solo entrare in contatto con il liquido urticante liberato attraverso i suoi filamenti.

Cosa fare?

 Per prima cosa è utile verificare che non vi siano parti di tentacoli della medusa attaccati alla pelle e, nel caso, eliminarli delicatamente con le mani. Per farlo si può utilizzare l’acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata. Il miglior prodotto da applicare nell’immediato è il gel astringente al cloruro d’alluminio dall'immediata azione anti-prurito e in grado di bloccare la diffusione delle tossine. Si tratta di un farmaco da banco facilmente rintracciabile nelle farmacie che è utile anche per le punture di zanzara. In mancanza di questa pomata, si può usare una crema al cortisone anche se ha un effetto più ritardato: entra in azione dopo 20-30 minuti dall'applicazione, cioè quando la reazione dovrebbe aver già superato il suo picco.

Cosa NON fare?

E’ importante inoltre evitare di grattarsi o di strofinare la sabbia sulla parte dolorante. Non bisogna neppure usare ammoniaca, aceto, alcool o succo di limone che possono aumentare lo stato irritativo. Bisogna infine tenere presente che l'area di pelle colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente. Per evitare che la pelle si macchi, è bene evitare pomate antistaminiche e occorre tenere l'area colpita coperta o ben protetta da uno schermo solare, fino a quando la reazione infiammatoria non scompare (non più di due settimane).

Quando ci si deve allarmare?

Se immediatamente dopo il contatto la reazione cutanea si diffonde e compaiono difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, è necessario chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta: si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il personale di Pronto Soccorso. Si tratta comunque di situazioni molto rare.

Crediti

www.fondazioneveronesi.it