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Infermiere muore a causa dell’amianto. 727 mila euro di risarcimento agli eredi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 01/10/2024 vai ai commenti

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

 

Un'importante sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d'Appello, ha riconosciuto un risarcimento di 727mila euro agli eredi di un ex infermiere napoletano, morto a causa del mesotelioma pleurico provocato dall'esposizione prolungata all'amianto. La condanna è stata inflitta all'Asl Napoli 1 Centro, in rappresentanza del presidio ospedaliero presso cui l'infermiere ha prestato servizio per molti anni.

La malattia e l’esposizione all'amianto

L'infermiere, deceduto durante il processo di primo grado, ha lavorato per decenni in un ospedale di Napoli, dove era frequentemente esposto all'amianto. La sostanza tossica era presente in un locale caldaia situato vicino alla sala sterilizzazione, una zona in cui l'uomo passava gran parte del tempo per svolgere il proprio lavoro.

Il mesotelioma pleurico, malattia aggressiva che colpisce la pleura (il rivestimento dei polmoni), è spesso associato all'esposizione all'amianto. Questa patologia, purtroppo, ha un decorso inesorabile e spesso risulta fatale, come accaduto in questo caso.

Il ruolo decisivo della consulenza medico-legale

L'elemento chiave del processo è stato il contributo della perizia medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio. Grazie alla sua consulenza dettagliata, i giudici hanno potuto stabilire un nesso causale tra l'esposizione all'amianto e lo sviluppo della malattia nell'infermiere. "La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile il legame diretto tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico", ha dichiarato il dottor Giorgio ad AdnKronos.

La sua perizia ha giocato un ruolo cruciale nel determinare l’esito della sentenza, evidenziando come il contatto continuo con la sostanza tossica fosse la causa diretta della patologia letale. Secondo il medico legale, questo caso rappresenta una svolta sia per la giurisprudenza sia per la consapevolezza della necessità di garantire condizioni di sicurezza sul lavoro, soprattutto in contesti sanitari.

Le responsabilità dell'Asl Napoli 1 Centro

La sentenza ha sottolineato la responsabilità dell'Asl Napoli 1 Centro nella mancata protezione del dipendente. L'ospedale in cui lavorava l'infermiere non aveva preso misure sufficienti per evitare l'esposizione dei propri dipendenti all’amianto, nonostante la sua nota pericolosità. L'amianto, largamente impiegato in passato per le sue proprietà isolanti e ignifughe, è stato vietato in Italia nel 1992, ma continua a essere presente in molte strutture pubbliche più datate, costituendo una minaccia per la salute dei lavoratori.

Un precedente significativo per la sicurezza sul lavoro

L’avvocato Luca Maria Maranca, che ha assistito la famiglia dell'infermiere, ha evidenziato l'importanza di questa sentenza: "Questo caso mette in luce la necessità di una vigilanza continua negli edifici pubblici e della manutenzione costante per evitare tragedie come quella che ha colpito la famiglia del mio assistito".

Il dottor Giorgio ha inoltre sottolineato come questo processo rappresenti un importante precedente giuridico e sociale: "Non si tratta solo di giustizia per i singoli casi, ma di una consapevolezza più ampia sull’importanza della prevenzione nei luoghi di lavoro".

L’amianto: una minaccia ancora presente

L'amianto, pur essendo stato bandito da oltre trent'anni, continua a rappresentare una minaccia per molti lavoratori esposti a strutture obsolete che non sono state adeguatamente bonificate. Questo caso riafferma la necessità di interventi tempestivi e rigorosi per eliminare del tutto i rischi associati a questa sostanza, soprattutto in luoghi sensibili come gli ospedali.

L'auspicio è che questa sentenza spinga le istituzioni a intensificare gli sforzi per rendere sicuri gli ambienti di lavoro, soprattutto quelli che, come gli ospedali, dovrebbero essere sinonimo di cura e protezione della salute.