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Due infermieri per 650 detenuti e senz'acqua corrente. Iannuzzi (NurSind), l'ASL faccia la sua parte

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/12/2024

CampaniaLe intervisteNurSind dal territorio

Gli infermieri in servizio presso il carcere di Bellizzi Irpino continuano a lavorare in condizioni insostenibili, tra gravi carenze organizzative e problemi igienico-sanitari, come la mancanza di acqua corrente durante le ore notturne. La situazione ha portato il sindacato Nursind a dichiarare lo stato di agitazione, sfociato nella convocazione di un tavolo in prefettura per cercare soluzioni.
Abbiamo intervistato Romina Iannuzzi, responsabile per la sanità privata NurSind Nazionale e segretario territoriale Nursind Avellino.

 

Dott.ssa Romina Iannuzzi, quali sono le principali problematiche che gli infermieri del carcere di Bellizzi Irpino stanno affrontando?

La situazione è estremamente critica. Gli infermieri sono costretti a lavorare in condizioni inaccettabili. Un problema prioritario riguarda la mancanza di acqua corrente durante le ore notturne, dalle 23 fino al mattino. Questo significa che non possono nemmeno lavarsi le mani, una procedura fondamentale per prevenire il contagio e garantire la sicurezza degli operatori e dei pazienti. Inoltre, la carenza di personale è drammatica: a fronte di circa 650 detenuti, ci sono solo due infermieri di turno. Nel complesso, l'organico conta appena 14 professionisti, un numero assolutamente insufficiente.

 

 Queste criticità sono state evidenziate al tavolo convocato in Prefettura?

Assolutamente sì. Durante l'incontro, abbiamo ribadito le problematiche organizzative e igienico-sanitarie che rendono il lavoro degli infermieri insostenibile. La questione dell'acqua è particolarmente grave: durante l'aggressione avvenuta il 22 ottobre scorso, per esempio, i due infermieri presenti non avevano neanche la possibilità di disinfettare le ferite dei detenuti coinvolti. È inaccettabile. Abbiamo portato queste denunce all'attenzione del prefetto, che ha mostrato grande sensibilità verso il tema.

 

Come giudica l'assenza del direttore generale dell'Asl, Mario Ferrante, al tavolo?

La sua assenza è un fatto molto grave. Il prefetto aveva esplicitamente richiesto la presenza del direttore generale, considerandola necessaria per affrontare le problematiche e individuare soluzioni concrete. Invece, ci siamo trovati di fronte a interlocutori che non avevano l'autorità per prendere decisioni. Questo atteggiamento dimostra una scarsa considerazione per le condizioni dei lavoratori e per i detenuti che usufruiscono dei servizi sanitari.

 

Quali sono le prossime mosse del Nursind per ottenere risposte?

Non demorderemo. Il prefetto ha disposto la convocazione di un nuovo tavolo, e ci aspettiamo che questa volta siano presenti tutte le parti necessarie, incluso il direttore generale dell'Asl. È fondamentale che ci siano risposte certe e interventi immediati. Non possiamo più tollerare questa situazione. Gli infermieri sono allo stremo, e i detenuti stessi vivono in condizioni che mettono a rischio la loro salute.

 

Cosa si augura per il prossimo incontro?

Mi auguro che il direttore generale dell'Asl partecipi, prenda atto della gravità della situazione e proponga soluzioni operative. Servono interventi sull'impianto idrico per garantire l'accesso all'acqua corrente 24 ore su 24. Inoltre, è urgente rafforzare l'organico degli infermieri per garantire turni adeguati e sicurezza sia per il personale sanitario sia per i detenuti. Questo non è solo un problema organizzativo, ma un tema di dignità e diritti.

 

Come valuta il ruolo del prefetto in questa vicenda?

Il prefetto Rossana Riflesso si è dimostrata molto attenta e sensibile verso le nostre denunce. Ha ascoltato con attenzione e ha deciso di riconvocare le parti mancanti. È un segnale positivo, che speriamo porti a un cambio di passo concreto da parte dell'Asl.

 

Qual è il messaggio che vuole inviare ai vertici dell'Asl?

Gli infermieri non possono più essere lasciati soli. Chiediamo rispetto per il loro lavoro e per le condizioni in cui sono costretti a operare. È tempo che l'Asl si assuma le proprie responsabilità, intervenendo in modo deciso per sanare le criticità che abbiamo denunciato. Siamo pronti a continuare la mobilitazione fino a quando non otterremo risposte adeguate.