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NurSind Sardegna in commissione sanità. Basta riforme Inutili, servono soluzioni concrete per il SSR

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 16/01/2025

NurSind dal territorioSardegna

Non rientra nel nostro compito giudicare chi fa meglio o peggio nei vari passaggi di gestione politica, ma possiamo certamente affermare che la mancanza di stabilità disorienta la buona prassi amministrativa e operativa da un punto di vista sanitario, con negativo riflesso sull’utenza del SSR

 

Si potrebbe riassumere in questa frase ciò che il Coordinamento NurSind Sardegna pensa rispetto alla bozza di disegno di legge n.40 di riordino del Servizio Sanitario Regionale: Disposizioni urgenti di adeguamento dell'assetto organizzativo ed istituzionale del Sistema sanitario regionale. Se non fosse che il lavoro è stato invece analitico di ogni articolo della norma, definendo un parere ben più articolato, concluso con numerose proposte e disponibilità alla collaborazione. Ma andiamo con ordine.

NurSind Sardegna ritiene sostanzialmente che il SSR non abbia bisogno di una nuova riforma, sarebbe la terza in 9 anni, poiché sostanzialmente, chiunque vi abbia messo mano alla fine non è riuscito a risolvere i problemi che l’isola si trascina da troppo tempo e che ormai stanno esplodendo con conseguenze non ancora del tutto prese in considerazione con la serietà dovuta. La popolazione invecchia, l’isola si spopola e il diritto alla salute diventa una corsa alle scialuppe (come abbiamo già detto). Ecco allora che l’ennesima proposta appare più funzionale alle necessità politiche per il tramite dei cambi di vertice che alle reali esigenze della popolazione e così, il commissariamento proposto, con le tempistiche operative che questo comporta, non appare essere la soluzione che cambierà le sorti di quanti non riescono ad avere le risposte dovute.

Per dare operatività ad alcuni passaggi della riforma oggi in vigore, non appare necessario farne un’altra quanto dare disposizioni amministrative chiare e funzionali all’erogazione dei sevizi e certezze sulla catena delle responsabilità. Ciò dovrebbe tradursi in obbiettivi, regole, tempi e risorse da assegnare non già a nuovi commissari, quanto alle direzioni in carica, con piena attuazione di sistemi di verifica e controllo di tutto l’apparato sanitario e amministrativo, ognuno per quanto di competenza e con l’uniformità necessaria ove utile.

Le cose improcrastinabili e urgenti da fare sono condivise nel richiamo alla “medicina della popolazione” che risulta in linea con le indicazioni fornite dai DM 70 e 77 i quali hanno necessità di essere attuati senza indugio grazie alla spinta decisiva offerta dalle risorse del PNRR che pone obbiettivi anche in termini di utilizzo delle nuove tecnologie informatiche.

Il Coordinamento ha definito “ampiamente condivisibile” la proposta di rivedere i criteri per la definizione delle piante organiche “sempre che i criteri che si vorranno adottare per la definizione dei fabbisogni siano concordati e aggiornati alle più recenti risorse letterarie disponibili (studio internazionale Rn4Cast), perché siano correlati non solo a un puro calcolo matematico parametrato sul macrosistema, ma anche ad una profonda revisione e riorganizzazione della metodologia di lavoro soprattutto in ambiente ospedaliero”.

Invece, non può che trovare il nostro disaccordo – prosegue il documento firmato dal Coordinatore Fabrizio Anedda - quanto proposto in ordine alla centralizzazione dei fondi contrattuali, perlomeno non senza chiare indicazioni che rendano accettabile tale ipotesi”. L’esperienza dell’azienda unica “ha dimostrato l’impossibilità di adempiere alla sua gestione ed è in contrasto con il principio di premialità imposto dalla normativa nazionale, dai contratti e dalle particolari esigenze che le aziende rilevano nella loro attività”.

E forti preoccupazioni causano le proposte di nuovi accorpamenti ospedalieri con passaggio da un’azienda all’altra che “riportano alla memoria i vari trasferimenti dei dipendenti che hanno causato contenziosi ancora in essere, per la violazione del diritto d’opzione”, tanto più se attuati “senza una preventiva procedura di mobilità intraziendale dapprima e interaziendale poi, anche al fine di garantire l’allineamento economico di ciascuno, ma soprattutto non interrompere possibilità e percorsi di carriera e pari opportunità”.

Questi i punti salienti ai quali si sono aggiunte proposte di collaborazione e offerte di soluzioni già strutturate che nella sostanza sono contenute in un progetto di riordino della funzione infermieristica (intendendo con questa dicitura anche le funzioni ostetriche e di assistenza socio sanitaria) che avrebbe l’obbiettivo di rendere gli operatori del comparto pienamente riconosciuti, funzionali ed insostituibili nei processi di educazione sanitaria, prevenzione e cure domiciliari, con l’obbiettivo di spostare fattivamente il focus sulla medicina di prossimità, così che pronto soccorso e ospedale siano messi nella condizione di dare risposte certe e rapide all’acuzie e il paziente possa tornare a casa certo di trovarvi tutta l’assistenza di cui necessità. Un progetto che avrebbe soluzioni anche nell’emergenza territoriale, oggi sostanzialmente operata dagli insostituibili volontari del soccorso e nella promozione di pratiche innovative e ampiamente riconosciute di gestione del paziente all’interno del pronto soccorso.

Insomma Nursind Sardegna ritiene che le soluzioni per ridare respiro al SSR ci siano e ribadisce una funzione che non è solo puramente sindacale ma si accredita di diritto come interlocutore capace di proporre soluzioni che avrebbero un impatto certo su molti degli indicatori che portano il SSR ad occupare gli ultimi posti delle classifiche, sempre che la volontà di risolvere i problemi sia autentica e non sia inquinata da ragioni politiche di cui ai cittadini, poco importa.

 

Andrea Tirotto