Pronto soccorso: il rischio di morte raddoppia con le attese oltre 12 ore
Le attese prolungate nei pronto soccorso rappresentano una minaccia concreta per la salute dei pazienti e mettono in evidenza una crisi profonda dei sistemi sanitari, non solo nel Regno Unito, ma anche in Italia. È quanto emerge da un’analisi pubblicata sul British Medical Journal (BMJ) e condotta dall’Office for National Statistics (ONS), che ha esaminato le cartelle cliniche di 6,7 milioni di persone in Inghilterra tra marzo 2021 e aprile 2022. Lo studio rivela un dato inquietante: i pazienti che trascorrono più di 12 ore nei reparti di emergenza-urgenza hanno un rischio di morte entro 30 giorni più che doppio rispetto a coloro che vengono visitati entro 2 ore. Un allarme che non può essere ignorato.
Un sistema sotto stress
Questi numeri si inseriscono in un contesto di crisi generalizzata, in cui i pronto soccorso sono sovraffollati e il personale sanitario è ridotto all’osso. In Inghilterra, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) sta affrontando uno degli inverni più difficili mai registrati. Ospedali saturi, casi di influenza, virus respiratorio sinciziale (RSV) e altre infezioni stagionali hanno fatto sì che i tempi di attesa per una visita urgente raggiungessero anche le 30 ore. Situazioni simili si verificano anche in Italia, dove recentemente è emersa la drammatica storia di una donna di 94 anni costretta a rimanere per 60 ore su una barella in ambulanza, in attesa di essere presa in carico.
Secondo i dati riportati nell’analisi del BMJ, a dicembre solo il 71,1% dei pazienti in Inghilterra è stato visitato entro 4 ore, soglia fissata come obiettivo. Questo significa che quasi un terzo dei pazienti ha dovuto attendere tempi superiori, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Il legame tra attesa e mortalità
I numeri non lasciano spazio a dubbi. Tra i pazienti che hanno atteso fino a 2 ore, solo lo 0,02% dei ventenni è deceduto entro 30 giorni dalla dimissione. Questa percentuale aumenta progressivamente con l’età e con il prolungarsi del tempo in pronto soccorso: lo 0,1% per i quarantenni, lo 0,3% per i sessantenni e lo 0,8% per gli over 80. Tuttavia, la vera emergenza si registra tra coloro che rimangono in attesa per oltre 12 ore, il cui rischio di morte è 2,1 volte più alto rispetto a chi riceve cure entro le prime 2 ore.
L’ONS ha anche rilevato che l’effetto delle attese prolungate varia in base a fattori come l’età, la regione e lo stato di salute al momento dell’ammissione. Nei ventenni, ad esempio, il rischio di morte dopo 12 ore di attesa è 4,6 volte maggiore rispetto a quello di chi viene visitato entro 2 ore.
Le cause della crisi
Le cause di queste situazioni critiche sono molteplici. Da un lato, il personale sanitario è insufficiente rispetto alla domanda. I pronto soccorso, già sovraccarichi, si trovano a gestire un mix di casi complessi e pazienti in attesa di accesso a trattamenti specialistici o consulenze. Dall’altro lato, la pandemia di Covid-19 ha lasciato un’eredità pesante: misure di controllo per la prevenzione delle infezioni hanno rallentato ulteriormente le procedure, mentre i numeri delle presenze in pronto soccorso sono tornati ai livelli pre-pandemia già a metà del 2021.
Le parole degli esperti
Adrian Boyle, presidente del Royal College of Emergency Medicine, ha definito i dati dell’ONS “un lavoro fondamentale” che mette in luce un problema grave e urgente. “Le lunghe attese in pronto soccorso sono estremamente pericolose e una minaccia significativa per la sicurezza dei pazienti”, ha dichiarato. Boyle ha poi aggiunto che questi numeri dovrebbero rappresentare un catalizzatore per il cambiamento: “Dobbiamo andare oltre l’analisi e accettare che è necessaria un’azione politica immediata”.
Uno specchio della crisi globale
La situazione del NHS britannico non è un caso isolato. Anche in Italia, il sistema sanitario mostra segni di sofferenza analoghi. La carenza di personale medico e infermieristico, unita all’aumento delle infezioni stagionali, sta mettendo sotto pressione i pronto soccorso, dove le attese si trasformano spesso in maratone estenuanti per i pazienti e per chi lavora in prima linea.
La relazione tra attese prolungate e rischio di morte non è solo una statistica: è un monito per i decisori politici e una sfida per l’intero sistema sanitario. Se non si interviene rapidamente per rafforzare le risorse umane e migliorare l’efficienza operativa, il prezzo di questa crisi continuerà a essere pagato dai pazienti più vulnerabili.
Un imperativo per il futuro
I dati sono chiari, le analisi inconfutabili. Ora è il momento di agire. Investire nel sistema sanitario non è più una scelta, ma una necessità. I pazienti che varcano la soglia di un pronto soccorso non dovrebbero mai temere che il tempo d’attesa possa diventare una condanna.