Sonno, cuore, umore: il cambio d'orario sotto accusa
di
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 31/03/2025
Con il ritorno dell’ora legale nella notte tra il 29 e il 30 marzo, si riapre puntuale il confronto sui suoi effetti, in particolare sulla salute pubblica. A segnalare le criticità è la Società Italiana di Medicina Ambientale, che evidenzia come il passaggio da un orario all’altro non sia affatto neutro. Tra le conseguenze più rilevanti ci sono disturbi del sonno, un aumento dei problemi cardiaci, più incidenti stradali e persino un’impennata nei suicidi.
Il cambio d’orario interferisce con i ritmi circadiani, cioè l’orologio interno che regola il ciclo sonno-veglia e altre funzioni fisiologiche. Anche uno spostamento minimo può provocare uno sfasamento che incide su pressione, battito cardiaco e stabilità emotiva. Diversi studi internazionali, tra cui uno condotto in Svezia, hanno documentato un aumento degli infarti nei giorni immediatamente successivi all’introduzione dell’ora solare.
Le ripercussioni si allargano anche ad altri ambiti. Le difficoltà a dormire si traducono in stanchezza, calo di attenzione, irritabilità e un peggioramento delle prestazioni sia a scuola che al lavoro. Sul piano della sicurezza, la fatica accumulata può portare a più incidenti sul lavoro e alla guida. Al contrario, l’ora legale garantisce più luce nel tardo pomeriggio e questo ha contribuito a ridurre gli incidenti che coinvolgono i pedoni, con un calo registrato fino al 13%.
C’è anche un impatto sulla criminalità. L’ora solare, accorciando le giornate, crea condizioni più favorevoli per furti e rapine, che tendono a concentrarsi proprio nelle ore di buio. Alcuni studi, come uno condotto in Australia, hanno inoltre rilevato un aumento dei suicidi nei giorni successivi al cambio, sottolineando come lo sfasamento dei ritmi naturali possa pesare anche sul benessere mentale.
Per affrontare queste criticità, Sima insieme a Consumerismo No Profit ha lanciato una petizione per chiedere al Governo di adottare l’ora legale in modo permanente. La proposta trova un precedente nella direttiva europea del 2019 che lascia agli Stati membri la libertà di scegliere il proprio orario, invitando però al coordinamento per evitare complicazioni nei trasporti e nei mercati. Oltre 350mila italiani hanno già firmato per dire basta al cambio stagionale. Un segnale chiaro che la questione, più che tecnica, è ormai diventata politica.