Tariffe USA sui farmaci: rischio carenze e prezzi più alti, l’allarme dell’industria
Le proposte di dazi sulle importazioni farmaceutiche da parte degli Stati Uniti rischiano di mettere in crisi le forniture globali e l’accesso ai medicinali essenziali. Come reagirà il settore?
L’imposizione di tariffe sulle importazioni farmaceutiche da parte degli Stati Uniti potrebbe generare effetti a catena sull’intero settore: dall’aumento dei costi di produzione fino a carenze di farmaci salvavita. È quanto emerge da un’analisi pubblicata su Pharmaceutical Technology, che evidenzia le criticità di una mossa che rischia di danneggiare non solo il mercato statunitense, ma anche quello globale.
Un’industria globale ad alto rischio
L’industria farmaceutica moderna si basa su una catena di approvvigionamento internazionale. Materie prime, API (ingredienti farmaceutici attivi) e farmaci finiti provengono da più Paesi: la Cina e l’India forniscono oltre il 70% degli API utilizzati negli Stati Uniti, mentre l’Europa esporta biologici e terapie avanzate.
L’introduzione di dazi doganali su queste importazioni potrebbe causare forti interruzioni, specialmente nel settore dei farmaci generici, dove i margini sono minimi e i costi produttivi più sensibili.
Carenze e rincari: cosa potrebbe accadere
Secondo l’American Hospital Association, i nuovi dazi potrebbero rallentare la distribuzione di farmaci essenziali come antibiotici, oncologici e cardiovascolari. Oltre alle carenze, ci sarebbe anche un impatto diretto sul prezzo dei farmaci: aziende costrette ad affrontare costi più alti potrebbero ridurre la produzione o uscire dal mercato.
Anche i brand farmaceutici più solidi potrebbero scaricare questi aumenti su ospedali, assicurazioni e pazienti, mettendo a rischio l’accesso alle cure.
Rilocalizzazione e diversificazione: le contromosse del settore
Come risposta ai possibili dazi, molte aziende stanno valutando strategie di reshoring (rilocalizzazione produttiva negli USA) o la diversificazione delle fonti di approvvigionamento da Paesi non soggetti a dazi. Ma queste mosse richiedono tempo, investimenti e superamento di ostacoli normativi e qualitativi.
Nel breve periodo, la maggior parte delle aziende potrebbe preferire assorbire i costi piuttosto che rivoluzionare le catene di fornitura.
Investimenti e relazioni commerciali a rischio
L’introduzione di tariffe potrebbe avere un effetto negativo sugli investimenti diretti esteri nel mercato farmaceutico statunitense. In più, l’Unione Europea ha già minacciato misure di ritorsione, che potrebbero colpire anche l’export di farmaci americani e complicare ulteriormente le normative per le multinazionali farmaceutiche.
Appelli al governo per esenzioni settoriali
Diverse organizzazioni di categoria stanno cercando di ottenere esenzioni mirate per i medicinali essenziali. Fonti vicine alla Casa Bianca indicano che il governo USA starebbe valutando l’esclusione di alcuni prodotti strategici dai nuovi dazi, nel tentativo di salvaguardare la salute pubblica.
Conclusioni: una sfida da affrontare con cooperazione internazionale
Le tariffe sulle importazioni farmaceutiche rappresentano una minaccia concreta per la stabilità del mercato sanitario globale. L’intero settore è chiamato ad affrontare nuove sfide logistiche, economiche e politiche. Senza una risposta tempestiva e coordinata, a pagarne il prezzo potrebbero essere i pazienti di tutto il mondo.
Fonte: “How could tariffs impact the pharmaceutical industry?” – Pharmaceutical Technology